bbiamo visto quanto l'influenza di Ludovico Carracci sia stata determinante nella formazione di Guercino. Il cugino di Annibale, che non intese cercare fortuna a Roma, è una delle più originali e incontaminate personalità della pittura bolognese. Più vecchio di Annibale, si forma nella bottega di Prospero Fontana nella tradizione raffaellesca, occhieggiando a Correggio, a Parmigianino e alla pittura veneziana. Ma appare subito originalissimo, non solo nelle pale d'altare ma anche nei temi consueti come l'Annunciazione, ora alla Pinacoteca di Bologna. L'interpretazione sta in equilibrio tra l'umanità ritrovata in Lorenzo Lotto e l'idealizzazione di Federico Barocci.
Tra le opere nelle quali Guercino cercherà la sua strada c'è la bella Madonna dei Bargellini, del 1588. Di qualche anno dopo, tra il 1590 e il 1592, è la Flagellazione di Cristo, ora al Museo della Certosa di Douai. Tra il 1604 e il 1605 lavora agli affreschi del Chiostro di San Michele in Bosco, e tra i suoi allievi c'è Guido Reni. Nel 1607-1608 dipinge gli affreschi del Coro nella Cattedrale di Piacenza. Nel 1612 in via Roma il San Sebastiano della Cloaca Massima per la Cappella di Masseo Barberini, nella Chiesa di Sant'Andrea della Valle a Roma. Nel 1614 dipinge la Crocefissione nella Chiesa di Santa Francesca Romana a Ferrara.
In tutte queste opere Ludovico rivela una visione religiosa severa e potentemente spirituale, rifuggendo da ogni realismo di genere ma anche da una facile idealizzazione. Ludovico dipinge con profondi sentimenti religiosi che, partendo dall'austera concezione di Bartolomeo Cesi, interpretano una intensa e difficile condizione umana. Soltanto Caravaggio, cui non lo contrappone una pulsione idealistica, riuscirà ad entrare così profondamente nei luoghi più segreti dell'animo umano.
Ludovico umanizza la spiritualità e, come nell'Annunciazione, traduce il momento più alto della rivelazione cristiana in una dimensione domestica, semplificata, d'incontaminata purezza.
Restando in provincia, rispetto ad amici e allievi come Annibale, Guido Reni, Guercino, Ludovico difende le sue radici, senza rinunciare ad alcuna novità e ad alcuna ricerca.
Ludovico preserva una verità interiore, non essendo debitore a nessuno, e si esprime in forme semplici, in cui la devozione si fa poesia.
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