Cronaca locale

Artisti «sotto» la superficie per svelare il limite dell’io

«Nostalgia dell’origine» apre oggi alla Fabbrica del Vapore

Artisti «sotto» la superficie per svelare il limite dell’io

Miriam D’Ambrosio

La superficie è qualcosa che ricopre, nasconde. Se è terra, custodisce germogli, se è pelle, circonda muscoli e ossa e abbraccia l'anima. Se è arte è espressione di un ritorno. Alle radici. Come accade per la mostra chiamata «Sotto la superficie - Nostalgia dell'origine», alla Fabbrica del Vapore, via Procaccini, da oggi al 26 ottobre.
«Abbiamo individuato dieci giovani artisti capaci di proporre un lavoro che avesse "forma" - spiega Marina Mojana, curatrice della mostra con Giuliana Montrasio -. Qui ogni artista ha sviluppato il suo personale discorso sulla superficie». Superficie del corpo, come per Federico Guida e il suo «Uomo sentimentale» dipinto di rosso, il colore della vita e della morte. O barriere di corda annodate a mano come in un gigantesco telaio, concepite dal tedesco Arthur Duff.
È un viaggio nella percezione tra interno e esterno, spazio compiuto da esplorare. Come fa Gabriele Pesci con il suo video battezzato «Solaris», immagini originali delle guerre in Kosovo, Afghanistan e Irak, girate con videocamere dagli stessi militari. La superficie cercata dal romano Matteo Montani è, invece, la luna, catturata una notte di Natale muovendo la macchina digitale, ottenendo forme strane simili a quelle umane, distorte dal sogno.
E poi vasi di ceramica colorata, prosciugatori delle acque oceaniche che ricordano i tetti di Buenos Aires, turchesi, arancio, verdi. Messi a terra da Silvia Zotta come tubi, vicini senza toccarsi, come le relazioni umane, necessarie e destinate a spezzarsi. Dall'Argentina arrivano pure Silvia Levenson e Natalia Saurin, madre e figlia, che presentano un'installazione accompagnata da video. Il colore dominante è il rosa confetto, l'ambiente riprodotto è una cucina, il luogo domestico per eccellenza. I materiali impiegati sono il vetro (fragile e leggero, capace di ferire una volta rotto), il legno e le lamette, a testimoniare le violenze familiari nascoste. In questa cucina di Barbie, appare il video con una giovane coppia che nasconde tensioni.
«Non respirare, respira» è il lavoro di Letizia Cariello fatto di radiografie e fotografie. Le prime sono le sue, risalgono all'infanzia, ai problemi respiratori (cui allude il titolo, frase ricorrente del suo medico).

La base sono i polmoni, in alto foto di piscine, superfici azzurre di acqua che lasciano affiorare il respiro.

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