Asili, anche Penati contro il diktat del ministro

Il sindaco: «Speriamo in un ripensamento. Siamo pronti al confronto in qualsiasi momento»

«È un’interferenza incomprensibile». Letizia Moratti, che prima di diventare sindaco era a capo del ministero dell’Istruzione, trova «incredibile» l’atteggiamento del suo successore, Giuseppe Fioroni, sulla questione degli asili milanesi. Lunedì, dopo il braccio di ferro sulla circolare del Comune che vieta le iscrizioni alla materna ai figli di genitori clandestini, il ministro è passato dalle minacce ai fatti, e ha revocato la parità alle scuole d’infanzia comunali, tagliando gli otto milioni di contributi annuali. «Le scuole d’infanzia non rientrano in quelle dell’obbligo ma fanno parte dei servizi offerti ai cittadini del Comune, la politica non può interferire e imporre regole». Già, sottolinea il sindaco, «il nostro è un servizio di supplenza allo Stato: abbiamo 170 asili con 21mila bambini, spendiamo 100 milioni l’anno e non ci sono liste d’attesa. Le materne statali in città sono solo 22». La Moratti giudica «grave» che il ministro «ci chieda di discriminare i bambini milanesi e quelli figli di immigrati regolari a favore degli irregolari. Rispondiamo ai casi più gravi e difficili, anche dei bimbi clandestini, ma attraverso i servizi sociali e non quelli educativi». A questo punto, solo un passo indietro del ministro può salvare la situazione e impedire che il Comune sia costretto a tagliare il servizio ai cittadini: «Mi auguro ci ripensi - ammette il sindaco - noi come sempre abbiamo dato la nostra disponibilità a sederci a un tavolo tecnico per vedere come affrontare il problema, ma non ci piegheremo a una politica che favorisce l’illegalità, non sarebbe corretto nei confronti di chi è regolare a tutti gli effetti».
Il confronto doveva essere il punto di partenza anche per il presidente della Provincia, il diessino Filippo Penati che non risparmia critiche a Fioroni: «La soluzione si trova col dialogo, non con i diktat. Non avrei sicuramente aperto un dibattito con la spada di Damocle del taglio dei fondi al Comune». Di diversa opinione il suo assessore alle Politiche sociali, Ezio Casati (Pd): «Giusta la revoca della parità, il Comune prosegue con un atto illegittimo, discriminatorio e lesivo. Non si può condizionare l’iscrizione di un bimbo alla materna all’assenza del permesso di soggiorno dei genitori». Ironico il vicesindaco Riccardo De Corato, «Fioroni - afferma - è ormai un ministro con la valigia che fa parte di un governo virtuale. Non accettiamo lezioni: Milano ha integrato 175mila stranieri, che pagano le tasse e godono di servizi».
Anche Pasquale Salvatore, capogruppo milanese dell’Udc, considera la decisione di Fioroni «il canto del cigno di questo governo, mi meraviglio che si stia usando un tema delicato come quello della scuola in termini di ricatto politico». Davide Boni, capodelegazione della Lega in Regione, «la perdita della parità e dei contributi sono la punizione per aver cercato di far rispettare le leggi, tutelando i cittadini onesti, comprese le famiglie degli immigrati regolari».
Con il ministro si schiera invece la Cgil milanese, che ritiene «giusta» la revoca della parità perché «salvaguarda i diritti dei bambini».

Rifondazione organizza invece per sabato in piazza Scala «un girotondo impertinente», spiega il segretario lombardo del Prc Alfio Nicotra, per «dire no al razzismo e sì ai diritti dell’infanzia. La Moratti rischia di trasformarsi in un Borghezio in gonnella».

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