Asili, bonus e case «prima ai milanesi», e tagli da un milione al festival Mi-to. Citano le Cinque Giornate di Milano, i leghisti, per legittimare laspirazione alla loro «liberazione» di Milano. «Scriveremo un pezzo di storia iniziato nel 1848» promette il segretario lombardo Giancarlo Giorgetti, ricordando che allora «il nemico non era solo Radetzky, ma anche qualche milanese». «Per le barricate ci stiamo attrezzando» scherza il segretario provinciale del Carroccio, Igor Iezzi, assicurando che intendono salirci «volantini alla mano». La battaglia per la conquista di nuove postazioni al Nord dunque è ammantata di tutta la retorica sulleroismo dei padri e nobilitata dalle pagine di Cattaneo, ma i leghisti milanesi hanno già elaborato la «strategia certa», quella che chiede Giorgetti, convinti che al contrario del passato, quando pure i voti arrivavano «come se piovesse», oggi ci siano anche «idee e classe dirigente» allaltezza.
Due i fronti aperti dal capogruppo comunale Matteo Salvini. Il primo è questo: case popolari, asili, bonus bebè e altri servizi sul territorio solo a chi è residente da almeno 10 anni. La Lega si prepara a presentare la proposta a Milano dopo le elezioni regionali. «Per le case popolari - ha detto Salvini - in Regione si è già fatto qualcosa con il vincolo dei 5 anni di residenza, ma 5 anni non bastano. Proporremo 10 anni, non per cattiveria ma per equilibrio e buon senso: se non bastano per tutti, prima ai milanesi». La stessa proposta, ha spiegato, varrà anche per gli asili e i bonus bebè del Comune.
Secondo obiettivo: tagliare un milione a Mi-To, e destinarlo a cinque obiettivi diversi. «Ci sono 2 milioni e 700mila euro in bilancio per il festival MiTo - ha detto Salvini - Pensiamo che il popolo milanese possa sopravvivere anche se si toglie un milione e si fanno un paio di concerti in meno, e si usano quei soldi in altro modo».
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