(...) il settimanale diocesano non mancano. La morte della ragazzina egiziana nella sua casa, intossicata dal monossido di carbonio. Il neonato abbandonato in un cassonetto a Cassano Magnago. Tra le due tragedie di cronaca, il caso politico: «Si scopre in questi giorni che i figli degli extracomunitari non in regola con il permesso di soggiorno non possono iscrivere i figli in una delle 170 scuole materne comunali». Il commento finale non lascia grandi spazi allinterpretazione: «Il binomio legalità e solidarietà è inscindibile. Ma se nel nome della legalità dei bambini sono oggetto di discriminazione, emarginazione, sono esposti al rischio della vita, qualcosa non funziona, qualcosa è da cambiare».
Riflessioni critiche che sono un invito a trovare soluzioni alternative. Il cardinale Tettamanzi ha affrontato il tema nellomelia della notte di Natale, ricordando «il compito altissimo della responsabilità educativa», il «formare luomo alla verità, al bene, alla bellezza». Fino allappello al quale sono interessati tutti gli adulti ma «in modo particolare i genitori e i nonni, gli educatori, i responsabili delle istituzioni educative e della comunicazione sociale». Durante la messa di Natale, larcivescovo è tornato a parlare di povertà, emarginazione, rifiuto. «In ogni uomo che sia povero, dimenticato, malato, emarginato; in ogni uomo che sia esule, straniero, senza casa, senza lavoro, senza patria, senza pane, senza istruzione, è grazia del Natale di riconoscere il volto visibile del Dio vivente, che sempre viene e bussa alla nostra porta». Parole che vanno oltre i fatti della cronaca, per dare loro uneco più grande.
Lassessore Moioli difende la scelta di Palazzo Marino, si rivolge alla Curia: «Vorrei che si riflettesse su che cosa possa significare per una città come Milano accettare lillegalità. È ovvio che chi è clandestino o irregolare non abbia diritti e infatti non è una novità. Io applico le leggi dello Stato, le devo rispettare. È uno Stato di diritto o vanno e vengono quelli che vogliono?». La Moioli ricorda che il divieto «non è una novità perché i figli dei clandestini non sono mai stati accolti a scuola e mi spiace che don Davide lo scopra adesso».
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