
Siete stati in una sezione di asilo in questi giorni di caldo definito "record"? Se vi è capitato, avrete trovato lattanti e infanti nudi con il solo pannolino, sudati e boccheggianti; educatori e educatrici stremati dalle aule-forno; ausiliarie con ventagli o alla ricerca disperata di un refolo di vento. Parliamo di nidi e scuole dell'infanzia (materne), che a differenza delle altre scuole sono aperti anche a giugno e luglio. E questa volta non siamo davanti alle pretese di qualche mamma zelante. Le petizioni raccolgono migliaia di firme, se ne occupano i giornali, il Comune invece latita. Spuntano un paio di ventilatori e i bimbi vengono riversati in giardino, dove però la situazione è pure peggiore. Chi poi, per motivi ovvi, deve usufruire anche del doposcuola, alle 18 trova i figli sciolti dall'afa. In questi giorni i genitori hanno persino ricevuto telefonate del tenore: "Non è un obbligo, per carità...Però se volete ritirare i bimbi in anticipo causa caldo, siete i benvenuti". I bambini piccoli sono soggetti fragili, come gli anziani, e le temperature estreme mettono a rischio la loro salute. Per non parlare di chi negli asili ci lavora. Sono ben pochi ormai i luoghi di lavoro, pubblici o privati, senza aria condizionata. Di certo non hanno lavorato neppure un giorno in estate senza condizionatore il sindaco, gli assessori, i dirigenti e gli impiegati di Palazzo Marino. Eppure costringono i loro educatori a farlo. Mancano i fondi, si dirà.
Ma, se vogliamo fare i conti, per una famiglia con Isee sopra i 27mila euro il luglio al nido costa più di 500 euro e quello alla materna più di 400. È molto meno dei centri estivi, si dirà ancora. E però qui si tratta di un servizio pubblico, oltre che essenziale per le famiglie.