Asilo, gli immigrati «sorpassano» i milanesi

Un genitore: «Per effetto dei punteggi a noi spettano sempre posti lontani da casa con il rischio di dover attraversare ogni mattina la città»

Sugli asili pubblici gli stranieri giocano in casa, mentre i milanesi rischiano di dover lasciare a casa i propri figli. Ben il 68,9 per cento dei bambini immigrati è iscritto infatti alle scuole dell'infanzia comunali, contro solo il 61,7% degli italiani. Le percentuali, ottenute incrociando i dati scolastici con quelli dell'Istat, confermano le vivaci lamentele di alcuni genitori, per i quali chi proviene dall’estero sorpassa regolarmente i propri figli nelle graduatorie di ammissione a nidi e materne. Su un totale di 21.364 iscritti alle scuole dell'infanzia si contano 4.809 piccoli stranieri, cioè il 22,5%, contro 16.555 italiani, pari al 77,5%. La situazione è ancora più evidente se si vanno a vedere i numeri sugli asili nido, cui sono iscritti il 30,8% degli stranieri regolari contro il 20,9% degli italiani. Ben 2.435 gli immigrati accolti nell'anno in corso nelle strutture comunali per la prima infanzia, pari al 29,5% dei bambini totali (8.254), mentre gli italiani sono il 70,5% (5.819).
Numeri che dimostrano quanto il Comune è accogliente nei confronti degli extracomunitari, al contrario di quanto pensa il ministro (uscente) all'Istruzione, Giuseppe Fioroni, che nei giorni scorsi ha revocato la parità alle materne milanesi arrivando a tacciare Palazzo Marino di «razzismo». Un’accoglienza che crea però diverse difficoltà ai genitori italiani. Per accedere a nidi e materne occorre infatti essere inseriti in apposite liste che tengono conto di criteri come il reddito e la situazione familiare. Come lamenta il papà di un bimbo iscritto a un nido comunale, «di fatto gli stranieri sono sempre ammessi ai primi posti della graduatoria, mentre noi milanesi finiamo inevitabilmente in fondo. Alla fine sono avvantaggiati rispetto a noi. Non è una cosa da poco, se si pensa che chi ottiene un punteggio basso è ammesso in una sede diversa da quella richiesta, con il rischio di dover attraversare ogni mattina tutta la città per accompagnare il figlio all'asilo».
Una lettura sostanzialmente condivisa dall'assessore alla Scuola e alle politiche sociali, Mariolina Moioli, per la quale «i criteri di accesso favoriscono le famiglie in difficoltà, non importa se sono o meno milanesi. Oltre il 35% degli iscritti ai 170 nidi comunali non pagano perché sono sotto reddito, mentre alle scuole dell'infanzia comunali non c'è retta. Una regola che vale per tutti i 21.364 bambini accolti nelle nostre strutture», Palazzo Marino spende ogni anno 100 milioni di euro per le materne, «più di quanto versa Napoli per tutti i servizi sociali, e contro appena 8 milioni di contributi ministeriali che ora ci sono anche stati revocati da Fioroni». Anche se l'assessore puntualizza: «Noi non lasciamo sulla strada chi ha bisogno ma non possiamo concedere diritti a chi non ne ha, cioè ai clandestini, perché siamo un’istituzione.

È capitato di recente che una mamma straniera portasse il figlio a una materna e poi non si facesse più vedere. Ecco perché dobbiamo sapere chi sono i genitori degli iscritti alle scuole dell'infanzia e se rientrano o meno nella legalità».

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