Asl, arrivano i direttori socio-sanitari

Antonella Aldrighetti

C’era un congruo fondo di verità quando, già due mesi fa, «radio Pisana» facendo eco a «radio corsia» annunciava l’istituzione nelle aziende sanitarie di una nuova figura dirigenziale: il direttore socio-sanitario. Ora che l’assessorato alla Sanità, contravvenendo a una legge dello stato, si è inventato di sana pianta una nuova professione assistenziale-dirigenziale non avrà nessuna difficoltà a reperire i dirigenti. Il futuro mini-manager verrà messo a capo di un servizio che comprenderà i ruoli di assistenti sociali, ridisegnati e corretti nella «circolare Battaglia» licenziata la scorsa settimana e ora al vaglio operativo dei direttori generali di Asl e aziende ospedaliere.
Ma quanto costeranno i sedici dirigenti (uno per ogni Asl) alle tasche dell’erario regionale? «A stare stretti circa 670.000 euro all’anno riconoscendo loro solo 2.500 euro di stipendio mensile, escluso l’incentivo sugli obiettivi e includendo gli oneri previdenziali», è la stima al ribasso che fa il sindacato di categoria Fials-Confsal. Ma per la sanità laziale non si era parlato di «tagliare» quelli che, per l’assessore alla sanità Augusto Battaglia e per il suo alter ego al bilancio Luigi Nieri era stati definiti come «sperperi» dell’ex giunta Storace? Sembrerebbe, allo stato dell’arte, che verranno tagliate le convenzioni con quelle strutture sanitarie private e gli istituti religiosi che coprono ad oggi il fabbisogno del territorio. Risorse finanziarie «fresche» che potranno saldare, senza troppe manovre di bilancio, lo stipendio ai futuri selezionati. E ammesso che l’operazione «taglio ai servizi in favore dell’ingaggio di professionalità» riesca, ancora non si è ben capito come verrà ridisegnato il piano sanitario regionale e soprattutto - non ce ne voglia la giunta dell’ex televolto di Raitre - dove verranno trovati i denari per coprire l’abolizione dei ticket che Augusto Battaglia dava per certa entro l’autunno.
Insomma mentre qualcuno si «ritaglia» uno spazio dirigenziale, il cittadino aspetta che le promesse vengano mantenute. Ma può una «debole» circolare avere un peso decisionale di questa portata? Probabilmente sì, visto che il relatore della legge 251 del 2000, sulle nuove professioni sanitarie era l’allora deputato Ds Augusto Battaglia. Insomma, la norma attuativa potrebbe essere gestita sul modello di «Battaglia pro domo sua»? «L’applicazione della legge deve attendere luoghi di confronto politico per essere ampiamente condivisa, mentre - ritiene il coordinatore regionale di Forza Italia Beatrice Lorenzin -. È singolare che una circolare dia la possibilità ai direttori generali delle Asl di dare vita ad una nuova figura dirigenziale, alimentando le spese del comparto a scapito dei servizi. Tornando poi al taglio delle convenzioni ci rimane da chiedere alla giunta Marrazzo di redigere il piano sanitario per mantenere l’offerta di cui la popolazione del Lazio ha usufruito fino ad oggi. Perché così mi sembra l’ennesima visione ideologizzata di una sinistra poco lungimirante». Dello stesso avviso il vicepresidente azzurro della commissione Sanità Stefano De Lillo, secondo cui «la mancata attuazione con legge regionale della 251, denunciata dalla Fials-Confsal vuol dire disconoscere, da parte di Battaglia, lo spirito della legge di cui fu relatore con il governo D’Alema». Mentre per Fabio Rampelli, capogruppo di An alla Pisana la gestione dell’accesso alla dirigenza sanitaria è «l’ennesimo colpo di mano di una giunta che viola le elementari regole della concertazione e inventa figure professionali che servono solo ad aggravare la spesa pubblica ai danni dei cittadini».

Come reagiranno i camici bianchi dinanzi a questa manovra? «Si corre il rischio di creare discriminazioni tra il personale perché i nuovi ruoli serviranno a generare - replica Rampelli - una pletora di burocrati privi di utilità per il pubblico, alla faccia della politica di tagli agli sprechi annunciata dal centrosinistra».

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