Aspettando la piena Una giornata col fiato sospeso tra pioggia e disagi da cortei

EMERGENZA Il maltempo non dà tregua. Forse solo oggi un lieve miglioramento. Danni alle colture e alle attività industriali, ancora problemi per gli allagamenti

Traffico e aria da coprifuoco, manifestazioni in centro e curiosi sui ponti, prima l’onda degli studenti e poi quella, temuta, del Tevere. Roma ieri ha vissuto uno strano venerdì, a mezza strada tra il «solito» caos capitolino e l’atmosfera da emergenza per il maltempo. Tre i cortei nel giorno dello sciopero generale indetto dalla Cgil, quello dello stesso sindacato e i due di studenti e Cobas, che hanno sfilato nel centro della città sotto la pioggia, mentre almeno il trasporto pubblico è stato «risparmiato» dall’agitazione, proprio per lo stato di calamità. E se la prima parte della giornata ha lasciato la vetrina a sindacalisti e politici che manifestavano contro il governo, quando i serpentoni si sono sciolti dopo aver attraversato Roma da piazza Santa Croce in Gerusalemme al Colosseo (Cgil, 30mila persone secondo gli organizzatori), dalla Sapienza al ministero dell’Istruzione (gli studenti) e da piazza Esedra a piazza Venezia (Cobas) e aver paralizzato il traffico, l’emergenza Tevere è tornata a tenere banco. Intanto perché dalle 11 l’acqua ha invaso via Tiburtina, da Ponte Mammolo al Gra, bloccandola del tutto, e anche la Nomentana è stata allagata e chiusa al passaggio delle auto all’altezza del ponte Tazio. E poi perché, quando nelle prime ore del pomeriggio il traffico in centro era praticamente scomparso, argini e ponti si sono riempiti di romani (a casa sia per lo sciopero che per lo stato di calamità) e turisti incuriositi dal Tevere che si andava via via confiando, sommergendo banchine e alberi. Le forze dell’ordine hanno dovuto chiudere al traffico pedonale più di un ponte per evitare situazioni di potenziale pericolo. Su ponte Garibaldi, per esempio, la gente affollata e affacciata alla ringhiere per fotografare l’isola Tiberina abbracciata dall’acqua è stata fatta allontanare dopo che alcuni barconi staccatisi dagli ormeggi si erano andati a incastrare sotto le arcate della struttura. Sull’isola c’era timore per l’ospedale Fatebenefratelli, le cui finestre distavano in serata pochi metri dal livello dell’acqua. Ma il personale dell’ospedale era tranquillo, e la situazione era considerata comunque «sotto controllo». Sgomberati i campi nomadi e gli insediamenti abusivi nascosti nella vegetazione lungo gli argini del fiume, con il trasloco degli sfollati alla Fiera di Roma dove già il «Piano Freddo» aveva previsto l’accoglienza dei senza tetto. Mentre il sindaco Gianni Alemanno faceva la spola tra i punti più critici lungo il Tevere mostrando un moderato ottimismo e spiegando - invano - ai romani che l’emergenza «non era uno spettacolo», anche a Ponte Milvio, dove per ore le telecamere hanno seguito in diretta le variazioni del livello della piena, molti curiosi si affacciavano dagli argini per dare un’occhiata e fare fotografie. Ma erano all’opera anche volontari per rinforzare con sacchi di sabbia gli argini del fiume. Centinaia anche ieri gli interventi di vigili urbani, vigili del fuoco, polizia, carabinieri e forestale in tutta la città: allagamenti, alberi caduti, buche nell’asfalto e muri che rischiavano di cedere.

Molti i danni alle colture e alle attività industriali, soprattutto nell’hinterland. Anche l’Ama ha fatto gli straordinari per ripulire le caditoie e agevolare il deflusso dell’acqua, in attesa della piena, prevista in piena notte.

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