La Siria non ha fretta di parlare direttamente con Israele. La stretta di mano in cui il presidente francese Nicolas Sarkozy sperava tra Ehud Olmert e Bashar el Assad non cè stata. Ma il rais siriano ha ottenuto comunque le luci dellattesa ribalta in occasione del lancio dellUnione per il Mediterraneo a Parigi. In seguito alla strage che nel 2005 uccise a Beirut il premier libanese Rafiq Hariri e dietro la quale la comunità internazionale sospetta lazione dei servizi siriani, Damasco è stata finora isolata.
Ieri, il rais siriano e la sua bella e fotografata first lady, Asma, sono ritornati sulla scena politica come protagonisti, sotto i riflettori di una curiosa stampa internazionale. Il presidente ha incontrato anche il segretario generale dellOnu, Ban Ki-Moon. Assad ha promesso domenica lapertura di unambasciata a Beirut, riconoscendo così formalmente lindipendenza di un Paese immobilizzato dallinfluenza di Damasco attraverso il potere di veto che gli alleati del regime, lopposizione di Hezbollah, hanno sul nuovo governo.
Sarkozy ha chiesto al rais di intercedere presso lIran, suo maggiore alleato, nei negoziati sul programma nucleare di Teheran che la comunità internazionale vuole bloccare. E ha parlato in favore di trattative dirette tra Israele e Siria. Da settimane i due Paesi comunicano attraverso mediatori turchi. La presenza in contemporanea allo stesso vertice del presidente siriano e del premier israeliano aveva fatto sorgere la speranza di un possibile fugace incontro. Assad, però, aveva già chiesto prima del suo arrivo di non comparire nella fotografia di gruppo dei 43 leader riuniti, per non posare assieme al nemico di sempre.
Sarkozy, che cerca per la Francia e per lEuropa un nuovo e attivo ruolo in Medio Oriente, ha un obiettivo ambizioso e rischioso: scardinare lalleanza tra Iran e Siria isolando Teheran, una partita difficile che lascia gli Stati Uniti scettici. E che Damasco non sembra avere troppa fretta di giocare. Lo ha detto lo stesso Assad a France 2: «Firmare un accordo di pace con Israele è una questione che richiede dai sei mesi ai due anni».
Il rais ha segnato un punto mediatico, ora è tempo di rallentare, spiega a il Giornale Cameron Brown, esperto di Medio Oriente e vice direttore del Global Research in International Affairs israeliano. Olmert, spiega, è sotto inchiesta in casa per presunta corruzione. «Assad sa di avere davanti un leader traballante. Il premier rischia in questo momento la poltrona, perché dunque esporsi troppo con una stretta di mano?». Il siriano attende inoltre per organizzare le sue mosse una data importante. A gennaio, alla Casa Bianca, ci sarà un nuovo inquilino e che si tratti del repubblicano John McCain o del democratico Barack Obama, per il leader sarà comunque meglio del suo rivale per eccellenza: il presidente George W. Bush. Quindi, si chiede lesperto, «che fretta cè?» per Assad, che ha già anticipato il suo rallentamento: «Non ci sarà spazio per colloqui di pace durante lAmministrazione Bush», ha detto al Figaro. Certo ci sono le pressioni di Sarkozy, che ha in programma una visita di Stato a Damasco tra settembre e ottobre e ad agosto invierà in Siria una delegazione di uomini daffari. In cantiere cè anche un accordo per la vendita di aerei Airbus al Paese levantino.
I mediatori di Ankara restano al lavoro e fonti turche nei giorni scorsi hanno rivelato che, nonostante lo scetticismo, ci sarebbe la possibilità che gli americani entrino nei negoziati indiretti tra i due Paesi.
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