Assassinati in Afghanistan sette operatori umanitari

Kabul. All’indomani degli scontri a Kabul tra dimostranti e forze dell’esercito Usa e della polizia afghana, che si sono conclusi con la morte di 11 civili, la situazione resta tesa nella città, anche se non si sono registrati altri incidenti. Il governo del presidente Hamid Karzai ha deciso che a Kabul il coprifuoco resti in vigore per la seconda notte consecutiva e ha rafforzato la sorveglianza nei punti nevralgici della città. La tensione è alta anche nel resto del Paese, dove nelle ultime settimane la guerriglia ha intensificato gli attacchi. In uno di questi, ieri mattina, quattro afghani - tre donne e un uomo - sono stati uccisi a colpi d’arma di fuoco a Mingajik, nella provincia settentrionale di Jawzjan. I quattro, dipendenti dell’organizzazione umanitaria internazionale (ong) Action Aid, erano in auto e stavano recandosi al lavoro. Nel pomeriggio altre vittime, nella provincia del Badakhshan: una bomba collocata sul ciglio della strada è esplosa al passaggio di un veicolo sul quale si trovavano alcuni dipendenti dell’agenzia umanitaria “Usaid”: tre i morti, tutti afghani. Il deterioramento della situazione è stato discusso ieri dal Parlamento, che ha chiesto l’arresto dei responsabili dell’incidente stradale di lunedì a Kabul e che ha portato ai sanguinosi scontri tra americani, forze afghane e civili. Un comunicato dei deputati chiede che vengano anche identificati e processati gli «agitatori» che hanno scatenato gli scontri con americani e polizia.

Il comando militare statunitense in Afghanistan ha annunciato ieri di volere risarcire i feriti e i familiari degli afghani morti lunedì nell’incidente stradale causato dal camion Usa che, a causa di un guasto ai freni, aveva investito una dozzina di veicoli e ucciso gli occupanti di un taxi.

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