Un patto Formigoni-Lega da Milano a Roma è il tema politico del giorno. Interpretazioni e retroscena sono alimentati dall’incontro di oggi in via Bellerio fra il governatore e lo stato maggiore del Carroccio.
Un fatto è incontestabile: la Lega neoseparatista punta al cuore del Nord. Il piano è in due fasi: nella prima c’è la costruzione di una cintura settentrionale, con Lombardia, Piemonte e Veneto. Nella seconda una «secessione morbida», come spiega l’ex ministro Roberto Calderoli, uomo chiave del Carroccio, che dice: «Incontriamo Formigoni per vedere se ci sta». E intanto annuncia una manifestazione a Milano per il 15 gennaio.
L’operazione è dichiarata. Margini di lettura diversi si aprono invece intorno al ruolo del governatore. Solo un mese fa il quadro era quello di una certa ostilità leghista. Ora gli scenari si esercitano su un’ipotesi diversa: un accordo fra Formigoni e la Lega, che preveda una staffetta nelle stanze del Pirellone, e il sostegno leghista alle sue ambizioni nazionali. Lui, il governatore, minimizza: «La Lega - ha detto - è mia alleata di governo in Regione, parleremo dei problemi in Lombardia e nelle regioni vicine», mentre altre questioni non sono «all’ordine del giorno».
Il presidente del Consiglio regionale, Davide Boni, di recente polemico col governatore, sembra invece accreditare l’idea di un patto: «Un asse delle Regioni del Nord - ricorda - ci interessa da sempre». La novità sarebbero «i ponti d’oro» che Boni immagina, per quello che tuttavia chiama «il nemico in ritirata». Più che di una ritirata, però, dopo un ventennio alla guida della Regione più importante d’Italia, si parla di una conquista di una postazione romana prestigiosa (si parla da anni di un ministero come quello degli Esteri, o addirittura delle primarie del centrodestra) che la Lega - assicura Boni - «agevolerebbe». Boni riconosce all’alleato-rivale «tutte le carte in regola» per «qualcosa di importante», e vede già sul trono del Pirellone un leghista: «Ci sono i nostri ex ministri - dice - che hanno fatto benissimo al governo, e non solo». I nomi che circolano sono quelli di Roberto Maroni, Roberto Calderoli, ma anche Roberto Castelli e Giancarlo Giorgetti. Insomma, per Boni, «si parte per la Padania», si «riparte con Miglio». E «Parigi val bene una messa». «Figuriamoci - dice - se non siamo disposti a cantarla. Io suonerei anche la campanella» scherza da presidente d’aula.
Molto scettico Mario Mantovani, coordinatore lombardo del Pdl, che giudica «molto positivo» l’incontro di oggi, un «segnale di attenzione e collaborazione». Ma quanto a un possibile patto con la Lega, ricorda che «tocca a tutto il Pdl, che ha un presidente e un segretario».
Non solo Foprmigoni insomma.
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