Mimmo Di Marzio
Nelle Marche cè un proverbio che dice: «Chi più sporca la fa, divien priore». Un amante della cultura popolare come Antonio Di Pietro (ricordate la sua pittoresca parabola del «moscone verde»?) potrebbe avervi pensato quando ha deciso di candidare alla Camera il presidente della Sambenedettese Calcio Alberto Soldini che, a quanto pare, in città non può più mettere piede se non a rischio dellincolumità fisica. I soliti scalmanati delle tifoserie stavolta non centrano. Soldini, imprenditore romano subentrato alla guida della società pedatoria da cinque mesi, a discapito del suo cognome avrebbe un po troppi conti in sospeso. Coi giocatori, anzitutto, da ottobre allasciutto dello stipendio e affidati al buon cuore dei tifosi più abbienti, chi per un letto, chi per un pasto caldo. Sì perché la società, che milita in coda alla serie C1, non pagherebbe più neppure gli affitti degli alloggi e i conti delle trattorie. Rimasti ormai anche senza allenatore, i giocatori ormai si allenano da soli.
Valori bollati
Ma il fatto più grave è che sul suo capo pende laccusa di aver trascinato in pochi mesi la società sullorlo della bancarotta, in virtù di una cambiale e quattro assegni scoperti per un totale di 220.500 euro, di unistanza di fallimento avanzata da altri creditori e unesposizione debitoria di circa due milioni di euro. Da oltre una settimana il giornale locale e il sito www.antoniodipietro.it sono tempestati dalla collera dei sambenedettesi. Ma che cazzecca Soldini con lItalia dei Valori? In nome di quali doti morali - chiedono sbigottiti - un discusso imprenditore agroalimentare senza passato politico alcuno viene candidato numero 3 nella lista del «partito della legalità»?
La linea difensiva dellex toga è traballante. Da buon garantista, dapprima fa appello alla presunzione di innocenza valida «per ogni Stato di diritto», pubblicando in rete un farraginoso memoriale in cui lo stesso Soldini giustifica la sua assenza «nel rispetto dei tifosi sambenedettesi che non hanno più gradito la mia presenza in città». Fosse solo questo, verrebbe da dire, sarebbe già un bel pedigree per il candidato numero 3 delle Marche.
Nella sua difesa, il presidente della Sambenedettese smentisce tutte le accuse sostenendo di aver avviato il risanamento della situazione debitoria. In realtà, come denunciano i giocatori, gli ultimi assegni consegnati alla squadra risultano a tuttoggi insolvibili.
Il «sacrificio»
«Fidando che llerba cresce, lu caàllu se scòrtaca», aspettando che l'erba cresce, il cavallo crepa, recita un altro proverbio marchigiano, e Di Pietro deve aver capito che era meglio non aspettare più. Soprattutto dopo che alle e-mail degli imbufaliti sambenedettesi hanno fatto eco quelle degli elettori dellIdv, che non si spiegano come mai limprenditore calciofilo sia stato così entusiasticamente anteposto a militanti di comprovata fede dipietrista. Così, dopo le imbarazzate precisazioni iniziali, lex pm si augura «che il candidato possa chiarire nel più breve tempo la delicata situazione, ma...». Cè un ma, e il bello viene adesso: «Ma se risultasse vero che il presidente della Samb Calcio ha emesso assegni a vuoto e via dicendo, commettendo così presunte azioni illegali come capolista alla Camera sceglierò il seggio della circoscrizione Marche per evitare lalternativa Soldini». Ovvero, cari elettori, niente paura: quel seggio me lo prendo io per risparmiarvi Soldini.
Assegni a vuoto, un candidato mette in crisi Di Pietro
Ha lasciato i giocatori senza stipendio e debiti milionari
Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.