Gli assenteisti aumentano in ogni regione E la fanno franca

I giorni di malattia dei dipendenti pubblici sono cresciuti anche del 20% in tre anni. Il pugno duro del governo è solo propaganda: i licenziamenti sono calati

Gli assenteisti aumentano in ogni regione E la fanno franca

Il 3 gennaio scorso il Giornale ha riportato la notizia dell'improvviso assenteismo del personale dei trasporti pubblici di Roma che ha impedito a treni, autobus e metropolitane di funzionare regolarmente la notte del 31 dicembre. Solo un dato per capire di che cosa si sta parlando: della linea B della metropolitana, su 20 convogli disponibili hanno circolato solo 9. Gli altri non hanno potuto partire semplicemente perché il personale non si è presentato al lavoro.

Scandaloso, ma normale. Basta guardare i grafici in queste pagine per avere un quadro piuttosto preciso dello scandalo quotidiano che i cittadini devono sopportare a causa dell'assenteismo dei dipendenti pubblici e delle società a partecipazione pubblica. Un dato a caso: la richiesta di giorni di malattia aumenta o diminuisce nel corso degli anni? Che domanda! Aumenta! E aumenta moltissimo. Tra il 2012 e il 2015 i dipendenti pubblici che hanno fatto aumentare di più la percentuale di richieste di malattia sono quelli umbri e lucani: in soli 3 anni i loro certificati sono cresciuti di più di un quinto: cioè oltre il 20%. I certificati dei campani sono aumentati del 18,4% mentre quelli dei laziali solo del 9,7%. Il dettaglio che il sito di data journalism Truenumbers.it fa notare (e che l'abitudine al peggio quando si parla di impiegati statali ci potrebbe far trascurare) è che tra il 2012 e il 2015 non c'è stata una sola regione nella quale i certificati medici siano calati. In altre parole negli ultimi tre anni deve esserci stata una specie di epidemia, non si sa di quale malattia, che ha colpito i dipendenti pubblici di tutta Italia che, tra il 2012 e il 2015 hanno visto la loro salute peggiorare drammaticamente.

Ora: a fronte di numeri così impressionanti ci si aspetterebbe un certo rigore. Il ministro della Funzione Pubblica Marianna Madia ha legato il proprio nome ad una riforma della Pa che avrebbe dovuto, tra le altre cose, punire severamente chi si assenta senza motivo, chi si dà malato il 31 dicembre, chi fa timbrare il cartellino dal collega e poi va al mare. Insomma: era stata promessa agli italiani il pugno di ferro contro i furbetti. Com'è finita? È finita che tra il 2014 e il 2015 (occhio, i due anni nei quali i malati sono aumentati) i licenziamenti di dipendenti pubblici sono diminuiti: da 273 a 210. Alla faccia del pugno duro, sono calate anche le sospensioni fino a sei mesi e sono aumentate solo le sospensioni fino a 10 giorni, cioè le punizioni meno gravi. Per capire quanto siano ridicoli questi numeri, bisogna sempre considerare che i dipendenti pubblici sono circa 3 milioni. Ecco: la supercazzola del pugno duro contro gli assenteisti si riduce a questo. Ma, tanto per farsi del male, vogliamo vedere come è la situazione nei Comuni? Ogni dipendente del comune di Cosenza, tra permessi, ferie, malattie e congedi sta a casa 65,1 giorni l'anno. Che cosa abbiano di così diverso dai dipendenti del Comune di Avellino, che di giorni di assenza ne fanno contare appena 24,3 in un anno, non è chiaro.

Ma l'assenteismo non è una malattia solo locale. Colpisce anche le più alte sfere istituzionali. Abbiamo preso in considerazione solo tre di questi Palazzi, tre tra i più importanti di qualsiasi governo: Palazzo Chigi, ministero della Giustizia e quello dell'Economia. Sarebbe stato interessante controllare anche il tasso di assenteismo del ministero delle Infrastrutture, guidato dal renziano Graziano Delrio, ma, contravvenendo alle legge, il ministero non pubblica questi dati dal dicembre del 2016. È fermo a un anno fa. Il match dell'assenteismo istituzionale lo «vince» Palazzo Chigi: in 6 dei 12 mesi considerati è quello che mostra il tasso più alto.

Torniamo per un attimo a Roma e al Capodanno con i treni fermi. È necessario, perché oltre alla piaga dell'assenteismo, che nessun governo, tantomeno quello di Renzi, ha saputo affrontare (nonostante, come detto, le promesse), c'è un altro problema che colpisce il mondo dei dipendenti pubblici: gli scioperi. E (guarda caso), qual è il settore che nel 2016 ha proclamato il maggior numero di scioperi? Il trasporto pubblico locale.

Nel 2016 l'intero comparto ha proclamato in Italia 368 astensioni dal lavoro: uno al giorno con il resto di due (il 2016 era bisestile). Al secondo posto? Il comparto dell'igiene ambientale con 340 scioperi in un anno. Scandaloso? Sì, ma niente di eccezionale.

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