Un’associazione per dire no all’ingiusta tassa sul lusso in Sardegna

Faccio parte di coloro che posseggono una seconda casa in Sardegna. Anni fa ho visitato l’isola e mi è subito piaciuta. Attraverso un’agenzia locale ho acquistato un appartamento di 56 mq, costruito da una impresa isolana secondo un piano regolatore approvato dalla Regione Sarda. Ho apprezzato moltissimo la cordialità e l’educazione della gente e pertanto io e mia moglie andiamo in Sardegna a rigenerarci, dopo un certo periodo di lavoro intenso, non durante le normali ferie ma nei periodi in cui l’isola è praticamente deserta. Ora sarò obbligato a pagare una tassa che io ritengo iniqua, ingiusta ed illegittima. Sulla casa in Sardegna io pago già l’Ici e l’Irpef ora dovrò subire un ulteriore aggravio di spesa che come valore supera entrambi i tributi suddetti. Chiaramente se avessi saputo di questo nuovo balzello, non avrei acquistato ed ora non posso neppure rivendere perché il valore dell’immobile risulta assai deprezzato in quanto è difficilissimo trovare gli acquirenti. Inoltre la gran parte degli alloggi attorno ai 60 mq sono stati acquistati da persone che vi hanno impegnato i risparmi di una vita. Per questo io ritengo che sia alquanto offensiva l’etichetta di «tassa sul lusso» con la quale è stato qualificato questo ignobile balzello.

Mi viene spontaneo chiedere: perché i possessori di una seconda casa in Sardegna, non residenti, non si riuniscono in un’associazione che possa portare avanti i loro diritti e far prevalere il buon senso in sostituzione all’ingiustizia? Penso che tale iniziativa sarebbe ben vista ed appoggiata da numerosi proprietari.

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