Un’associazione di protezione civile nel degrado

L’ambulatorio gratuito non può più fornire assistenza agli anziani

Il lettino del primo soccorso è vuoto, come i divani e le sedie, alcune delle quali accatastate disordinatamente una sull’altra. Non c’è nessuno a fare la fila in attesa di essere visitato, neanche il solito gruppetto di anziani. Anche i computer collegati su internet sono tutti spenti: a intervalli irregolari qualche ragazzo si affaccia sulla porta, sorride, chiede lumi sulla situazione, capisce che nulla è cambiato e se ne va.
A Torre Maura, nella sede della «Faru», la Federazione autonoma radio urbe, è protagonista il silenzio più assoluto.
Non solamente quello che circonda la sede, inutilizzabile dopo una serie di infiltrazioni d’acqua provenienti da una colonna interna, ma soprattutto quello dell’Ater, proprietaria dell’edificio che non si è curata di riparare la perdita, ignorando le continue sollecitazioni ricevute.
«Sono cinque mesi che andiamo avanti così - racconta Silvano Bonvicini, presidente dell’associazione -, ho mandato una serie di fax e di raccomandate anche alla Regione e ho telefonato all’azienda centinaia di volte, ma ho ottenuto solo promesse e nessun intervento concreto».
Tutto è cominciato a gennaio di quest’anno, quando sulle pareti sono apparse alcune macchie. All’inizio sembrava umidità, un problema trascurabile, poi però il pavimento ha cominciato ad allagarsi.
A farne le spese per primi sono stati lo storico baracchino, oramai da buttare, la centralina del telefono (saltata) e alcuni fili elettrici. Gravi danni hanno subito anche gli scatoloni di generi alimentari che la Faru riceve periodicamente dalla Croce Rossa e ridistribuisce alle famiglie più povere. E questa è soltanto una delle tante attività di volontariato che l’associazione svolge dal 1987, anno della sua fondazione: a lungo è stata dotata di un’autobotte e di un’ambulanza da utilizzare in caso di emergenza; ha organizzato una serie di corsi per guardaboschi e di primo soccorso riconosciuti dalla Regione, che le hanno consentito di fornire una qualifica e di trovare un lavoro a tanti giovani disoccupati. Ogni pomeriggio, poi, presta un servizio di assistenza medica gratuita, oltre a rappresentare un punto di aggregazione per giovani e anziani.
Nel tempo, insomma, la Faru di via Giglioli 74 è diventata un riferimento importante all’interno di un quartiere posto all’estrema periferia della città. «I nostri soci sono stanchi - incalza il presidente -, noi qui paghiamo tutto di tasca nostra: la luce, il gas, il telefono e ovviamente l’affitto. Da sempre».
«Ci stanno impedendo - prosegue Bonvicini - di fare del bene, di aiutare chi ha bisogno, di togliere dalla strada alcuni ragazzi, di far capire loro il senso di una missione. Chiediamo solo la riparazione di quel danno che ci impedisce di proseguire la nostra attività. Non siamo abusivi, non abbiamo occupato, insomma, siamo in regola.

Ci limitiamo a rivendicare quello che per noi è un diritto e per l’Ater un dovere».
Ma non basta solamente essere nel giusto per essere ascoltati: Bonvicini lo ha capito e ha promesso di ricorrere all’autorità giudiziaria.

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