Forse credeva che a far la voce grossa col mondo del volontariato non ci avrebbe rimesso più di tanto. Tutta gente abituata a far del bene - avrà pensato il viceministro dellEconomia Vincenzo Visco - perché mai dovrebbero voler male proprio a me? E invece ci è riuscito a farli arrabbiare, i volontari. Primi i milanesi, che hanno organizzato una campagna per mobilitare la riscossa degli esclusi dal cinque per mille. «Caro Visco ti scrivo.... per dirti che ci hai provato a fregarci, ma noi non ci stiamo». Primi di giugno 2007. Per entrare nel vivo, bisogna tornare ai giorni in cui è uscita la normativa che disciplinava liscrizione cartacea, da fare con raccomandata, per rientrare tra beneficiari del cinque per mille. Scadenza del bando: 30 giugno. «In due parole - riassume Gabriella Meroni, tra gli organizzatori della campagna promossa da Vita - poca informazione e poco tempo per risolvere la burocrazia. Senza contare che le associazioni a marzo avevano già fatto l'iscrizione telematica». Morale: «Un terzo degli aventi diritto sono stati esclusi solo per errori formali».
Vittime della nuova procedura, circa 10mila associazioni che negli anni scorsi avevano goduto di questo beneficio; mille e 400 solo a Milano, dove in tutto si contano circa 4mila 500 domande. «Sommersi dalle email di protesta - continua - abbiamo chiesto aiuto al professor Pastori, preside di Giurisprudenza della Cattolica». Dalla consulenza, lidea di lanciare questa campagna: «Si tratta di inviare con raccomanda unistanza di autotutela al ministero». In base a un articolo della legge 241/90 la pubblica amministrazione non può richiedere al cittadino informazioni che sono già in suo possesso come - come in questo caso - i documenti che comprovassero lo stato di onlus o lindirizzo. Non solo: la stessa 241 prevede che il responsabile di un procedimento possa chiedere la rettifica di istanze «erronee o incomplete» per sanarle, mentre alle associazioni escluse dal 5 per mille per aver dimenticato una fotocopia nessuno ha chiesto di spedirla per integrare la pratica incompleta.
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