Assocofani: aziende impegnate a produrre ma è allarme liquidità

Il presidente Marco Ghirardotti: "Non ci sono problemi per il reperimento delle bare perché ad essersi fermata è l’importazione dalla Cina e dalla Romania. L'emergenza coronavirus sta creando problemi di fornitura dei materale per la produzione". Una proposta per aiutare famiglie e imprese

Assocofani: aziende impegnate a produrre ma è allarme liquidità

L’ultimo viaggio spesso in luoghi lontani da casa e dai familiari a bordo di camion dell’esercito per la cremazione, scandiscono, soprattutto in Lombardia e al Nord i tempi dell’emergenza Covid-19 e delle tante vittime. Emergenza che ha messo sotto pressione tutto il sistema delle onoranze funebri e quello delle imprese che realizzano le bare, anche se la produzione non si è mai fermata.

“Non ci sono problemi per i loro reperimento perché ad essersi fermata è l’importazione delle bare dalla Cina e dalla Romania. Il fatturato annuo della produzione in Italia è di circa 160 milioni di euro mentre l’import nel 2019 è stato di circa 330mila cofani, pari ad oltre il 50% del fabbisogno nazionale. Le nostra aziende in questo momento così difficile stanno facendo la loro parte per coprire tutte le necessità”, spiega Marco Ghirardotti, presidente di Assocofani.

“È una situazione eccezionale per tutti e le nostre fabbriche sono in difficoltà per diversi motivi. Da un lato c’è la necessità di garantire la sicurezza dei lavoratori applicando i protocolli ministeriale e quindi utilizzando mezzi di protezione come le mascherina Ffp2 e il distanziamento fra le postazioni di lavoro in azienda, tema su cui la nostra associazione si è impegnata fin dall’inizio. Dall’altro c’è il problema del personale in azienda: c’è chi resta a casa e quindi può capire, ad esempio, che siano presenti i falegnami ma non i verniciatori e questo rallenta la produzione a catena dei cofani. Dobbiamo poi tener conto delle forniture di aziende grandi che hanno fermato la produzione perché dispongono di una grande disponibilità di magazzino”.

Non solo, aggiunge Ghirardotti, “con la chiusura di tante attività produttive comincia a mancare l’indotto e di conseguenza il reperimento delle forniture di materiale necessario alla produzione: dai nastri per la carteggiatura, alla colla fino alla vernice. Per il legno i problemi sono minori, molte aziende nei piazzali hanno scorte sufficienti a far fronte alla domanda perché il legno viene messo a stagionare per mesi e vengono anche fatti dei pre-trattamenti prima dell’utilizzo”.

“In questa situazione di emergenza lo scenario è cambiato per le nostre aziende e quello che ci preoccupa di più è il problema della liquidità, della copertura dei pagamenti. Gli impresari di pompe funebri comprano con il meccanismo del pagamento commerciale che avevano prima, magari a 90 o 120 giorni, ma in questa situazione non è detto che anche l’impresario possa riscuotere in tempi brevi. Ci sono infatti problemi legati ai tempi delle successioni - aggiunge il presidente di Assocofani - e se l’impresario non paga le forniture con regolarità tante aziende rischiano di andare in sofferenza”.

“Se i fatturati aumentano in modo esponenziale bisogna anche essere strutturati per poter resistere. Per aiutare le famiglie che hanno subito un lutto e anche le imprese che hanno organizzato il servizio funebre - propone Marco Ghiradotti - servirebbe auspicabile prevedere un meccanismo attraverso il quale ad esempio, l’Inps possa erogare una quota rimborso spese funebri ai dolenti, pari ad almeno tre mensilità della pensione che percepiva il defunto, con un limite massimale di 3.000 euro, da utilizzare quale fondo per la copertura delle spese funebri sostenute”.

“Credo anche sia doveroso ringraziare l’impegno delle agenzie di onoranze funebri, dei loro

dipendenti e di tutti gli operatori di settore che da giorni continuano a dare la loro disponibilità affrontando anche il rischio di contagio per organizzare funerali dignitosi per le famiglie che hanno perso i propri cari”.

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