Assolto Confalonieri «Non c’è stato reato»

Assolto Confalonieri «Non c’è stato reato»

MilanoA quasi otto anni dai fatti, e quando l’accusa nei suoi confronti era sull’orlo di scivolare nell’ambiguo limbo della prescrizione, il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri (nella foto) viene assolto con formula piena dall’accusa di avere dato man forte al sondaggista e bancarottiere Luigi Crespi. Mentre su Crespi - inventore del «contratto con gli italiani» di Berlusconi, e oggi spin doctor del sindaco di Roma Gianni Alemanno - il tribunale fa piovere una pesante condanna a sette anni di carcere, per Confalonieri e per Alfredo Messina - anch’egli dirigente del Biscione e oggi parlamentare del Pdl - il tribunale di Milano pronuncia la sentenza di assoluzione «perché il fatto non è previsto dalla legge come reato». Per Confalonieri e Messina i pubblici ministeri Laura Pedio e Roberto Pellicano avevano chiesto la condanna ad un anno di carcere per favoreggiamento.
Insieme e a Confalonieri e Messina, vengono assolti anche i manager bancari di Efibanca e Gianpiero Fiorani, ex Popolare di Lodi, accusati di avere collaborato alla costruzione e alla copertura del castello di carte di Crespi. Connivenze e complicità che la Procura aveva ipotizzato svaniscono dalla scena del processo. E a venire fotografata dalla sentenza, che condanna complessivamente dodici imputati, è praticamente solo il Gotterdammerung di Crespi, ascesa e la caduta del vulcanico creatore di slogan e di campagne, sprofondato in quaranta milioni di buco, coperti e aggravati da montagne di fatture false, da rivoli di soldi finiti chissà dove, da disinvolture contabili.
Davanti alla condanna, Crespi non reagisce - come in genere accade - rivendicando la propria innocenza, anzi ribadisce di essere colpevole; lamenta però una certa qual sproporzione tra il proprio comportamento processuale e il trattamento riservatogli dai giudici, e la mancanza di altrettanta severità verso le banche: «L’ammontare della pena mi sorprende perché la considero non coerente con la censura delle mie responsabilità, ammesse fin dal primo momento. Nella vita è giusto che chi ha sbagliato paghi. Quello che mi ferisce è l’assoluzione dei protagonisti bancari e finanziari, anche soci di Hdc».

Effettivamente sette anni sono una pena severa, ma in linea con gli standard dei processi per bancarotta fraudolenta, specialmente quando i buchi sono di queste dimensioni: e poi va considerato che l’ammontare della condanna è destinato a calare sensibilmente, visto che i fatti sono precedenti al 2006 e quindi sarà applicato lo sconto di tre anni previsto dall’indulto svuota carceri.

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