«Signora, fate trasloco?». «No, cambio l’arredamento». Non è venuta in mente bugia meno pietosa alla domanda indiscreta di un vicino ad Angela, 48 anni, due figli alle elementari («venite quando sono a scuola, per carità»), vedova da poco, quando l’ufficiale giudiziario si è presentato a casa sua per il pignoramento. Tremila e cinquecento euro di debiti «saldati» con la tv del salotto, lo scooter del marito deceduto e il pc regalato a Natale e mai finito di pagare. Sono le otto e mezza di una mattina qualunque a Milano e il lavoro per gli uffici di fallimenti e pignoramenti è appena iniziato. Fosse una ditta, andrebbe a gonfie vele.
La crisi svuota le case e riempie il capannone delle vendite giudiziarie. La fa da padrone negli uffici del giudice di pace, alla sezione fallimenti o in quello delle esecuzioni immobiliari. A Segrate, in via Redecesio, si vende di tutto. Dai grandi ai piccoli fallimenti, da quelli societari a quelli privati. «Il numero delle aste giudiziarie è aumentato del 30% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno», racconta Albino Bertoletti, presidente della Sivag, la società che si occupa delle aste giudiziarie. Aumentato e cambiato. «Ormai per un debito di 500 o mille euro, i creditori lasciano perdere - spiega -. Un po’ perché quello che si recupera è inferiore a ciò che si spende in avvocati e quant’altro, un po’ perché la gente ha debiti di ben altra mole». Sul banco del battitore passano tappeti, quadri, arredi, televisori, ma anche caschi per capelli professionali e ieri c’erano anche quattro quintali di caffè. E per la verità le vendite giudiziarie di questa crisi non conoscono neppure l’ombra. La gente che ha acquistato all’incanto, negli ultimi 12 mesi, è letteralmente raddoppiata. E non si tratta solo di professionisti del settore o speculatori. «C’è anche tanta gente normale che in questo modo riesce ad acquistare beni pagandoli il 20-30 per cento in meno».
È l’altra medaglia della crisi. Perché per uno che non paga c’è qualcun altro che non ha preso i soldi in un effetto domino. A confermarlo basterebbero le oltre 800 aziende che sono fallite nel 2008 in provincia di Milano: il 47,3 per cento in più rispetto al 2007, che si era fermato a 547 fallimenti secondo i dati della Camera di commercio. Ma basta spulciare nella mole dei ricorsi per decreti ingiuntivi smistati tra i vari giudici di pace per toccare con mano piccoli-grandi sogni infranti magari alla scadenza della decima rata. Così se i ricorsi per decreti avevano già toccato la cifra record di 38.673 nel 2007, nel 2008 sono lievitati ulteriormente raggiungendo i 39.105. «In questa mole ci sono le rate inevase per il Folletto, quelle per la seconda auto o per la vacanza - racconta Vito Dattolico, presidente dell’ufficio dei giudici di pace -. La gente ha acquistato troppo a rate e in molti casi non è riuscita a tener fede alle scadenze. Nella maggior parte dei casi il ricorso è scontato. I creditori sono assicurazioni, finanziarie o banche che agiscono in automatico. Per questo io do un consiglio: se c’è la certezza di non poter evadere una rata mandate una raccomandata al creditore chiedendo di esonerarvi dal pagamento per qualche mese oppure di riformularvi le modalità di rientro. L’importante è avvertire subito e chiedere di tener conto delle difficoltà attuali. Nella maggior parte dei casi un comportamento di questo genere evita il ricorso per decreto ingiuntivo». Più difficile quando a non essere pagate sono le rate del mutuo. Gli sfratti nel 2007 sono stati 1.471, mentre nel 2008 sono aumentati a 1.504: 5 persone al giorno che perdono la propria abitazione. Un dato confermato anche dall’aumento delle esecuzioni immobiliari a Milano.
Lo scorso anno, secondo i dati dell’ufficio giudiziario, c’è stato un incremento del 29 per cento di abitazioni messe all’asta «un segnale di sofferenza delle famiglie nei mutui bancari - si legge nella relazione del Tribunale - ma anche del sempre maggior ricorso dell'ingiunzione degli amministratori di condominio per oneri non soddisfatti».
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