Viaggio nei conti disastrati dellAtac, parte seconda. Come anticipato ieri, nel «bilancio di esercizio e consolidato» al 31 dicembre 2006 dellAgenzia per la Mobilità capitolina a fare scalpore non cè solo lincremento di debiti e spese, ma altri indicatori economici che confermano la pessima salute dellazienda comunale.
Laumento degli oneri finanziari. Gli oneri finanziari netti schizzano dai 5,7 milioni di euro del 2005 a 17,1 milioni, con un incremento del 198 per cento. A pagina 16 del documento, Atac giustifica il trend con «la lievitazione dei tassi e lincidenza sullintero anno degli interessi passivi generati dal finanziamento con Cassa Depositi e Prestiti»: il famoso prestito ultradecennale. Ma qualcosa non quadra: combinando il livello di indebitamento (252 milioni) e gli oneri finanziari (17,1 milioni) emerge un tasso dinteresse sul debito superiore al 6,7 per cento, cioè maggiore del 50 per cento rispetto ai tassi correnti. Unanomalia giustificabile in soli due modi: o Atac non ha operato in modo oculato sul mercato finanziario, oppure la voce «interessi netti» sconta «oneri» di natura diversa (e imprecisata) dal tasso dinteresse.
Il calo del «valore della produzione». Il secondo indicatore è quello relativo allandamento negativo del valore della produzione, in calo delluno per cento rispetto al 2005. Un termine con cui si intende la somma di valori quali fatturato, ammortamenti, oneri finanziari e utili conseguiti dallazienda. «La riduzione delluno per cento - si legge - seppur modesta, è attribuibile alleffetto combinato della crescita di fatturato afferente la mobilità privata e alla contestuale diminuzione dei ricavi relativi alla vendita dei titoli di viaggio». In sostanza nel 2006 si è registrata una maggiore attenzione alla mobilità privata (più proventi dai parcheggi e dalla Ztl), che tuttavia non ha compensato la diminuzione dei cosiddetti «ricavi da traffico» dovuta a un minor utilizzo dei mezzi pubblici e/o a una maggiore evasione tariffaria. Il tutto nonostante lofferta complessiva di servizio alla città da parte dei gestori (Trambus, Me.Tro) sia nel frattempo aumentata. Traduzione: nonostante lincremento del servizio e i maggiori fondi derivanti dalla mobilità privata (la stessa che pubblicamente il Campidoglio disincentiva un giorno sì e laltro pure), gli atavici problemi del trasporto pubblico «zavorrano» i conti.
«Le cifre - commenta il vicepresidente del Consiglio comunale, Vincenzo Piso (An) -, evidenziano quanto lazienda sia sempre più un inutile e pesante carrozzone, un catalizzatore di sprechi e inefficienze che ricadono sui cittadini.
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