RomaAgli studenti dellOnda, quattro mesi fa, aveva detto: «Siate responsabili». Erano i giorni della contestazione nelle scuole e nelle università. Ma adesso i tempi sono un po cambiati. Il capo dello Stato non è più così accondiscendente con il governo. Il caso Englaro ha lasciato cicatrici. E così sulla scuola ora Napolitano non appoggia lOnda, ma comunque critica apertamente lesecutivo: «Mi auguro che siano maturi i tempi - le sue parole - per ripensare e rivedere scelte di bilancio improntate a tagli indiscriminati».
Gli hanno risposto due ministri (Gelmini e Brunetta), senza aprire polemiche. Risposte di semplice precisazione. Ma il richiamo, anzi la critica, rimane agli atti di questo difficile momento di disgelo tra il Quirinale e palazzo Chigi, anche se Napolitano lo ritiene un obbligo: porre laccento sulle risorse «fa parte delle mie responsabilità», ha sottolineato.
Il contesto era quello dellaula magna dellUniversità di Perugia, cerimonia conclusiva del settimo centenario di fondazione dellateneo. Prima ancora di iniziare il suo discorso, Napolitano ha ricevuto una lettera di solidarietà della sinistra studentesca universitaria contro «gli attacchi «pretestuosi del governo».
Davanti a questa platea, il capo dello Stato ha attaccato quindi i tagli e ha ricordato che «la ricerca e la formazione sono la leva fondamentale per la crescita delleconomia». Sono sbagliate le «generalizzazioni negative e liquidatorie che mettono a rischio la ricerca e luniversità».
Limportanza della formazione per leconomia è una «verità non contestata», ma «si tarda - ha ammonito il presidente della Repubblica - a trarne tutte le conseguenze e le necessarie implicazioni»: il Paese intero si deve quindi impegnare a evitare «la dispersione di talenti».
La formazione è «un tema cruciale ed è mio dovere costituzionale - ha poi spiegato Napolitano - fare questo e altri richiami pubblici». È anzi una «responsabilità» necessaria tanto più «in una situazione di straordinaria difficoltà del Paese per una crisi che ha investito la finanza e leconomia mondiale».
Sono allarmi condivisibili, gli ha risposto il ministro Mariastella Gelmini: «Le preoccupazioni del presidente Napolitano sono anche le preoccupazioni del governo, la ricerca e luniversità sono alla base dello sviluppo di un Paese». Ma a maggior ragione in un momento di crisi gli investimenti possono essere più mirati, gestiti «con oculatezza»: «bisogna tutelare le realtà di eccellenza in Italia» con il «dovere amministrativo e morale» di «eliminare gli sprechi e le spese non necessarie», ha puntualizzato comunque il ministro.
Tutto sta nel come si utilizzano i fondi: «Ci sono ampi margini per migliorare le modalità di spesa degli atenei e per destinare fondi alla ricerca e alle università più virtuose». La crisi deve anzi trasformarsi in «grande opportunità» per cambiare un sistema in cui «il problema principale non è quanto si spende, ma come vengono spese le risorse pubbliche».
E il collega Renato Brunetta, ministro della Pubblica amministrazione, la difende: «Non ci sono stati tagli indiscriminati. Lo dico senza alcuna polemica. Con la manovra finanziaria di luglio abbiamo salvato lItalia». Rispetto alla ricerca, «il governo ha unenorme attenzione, lo dico io che sono un professore universitario».
I rettori ringraziano il capo dello Stato «per la sua continua attenzione al sistema universitario», è stato il commento del presidente della Conferenza dei rettori Enrico Decleva, che però ha ricordato il «dibattito costruttivo in corso con il ministero e il governo» sulle novità in questo settore.
E il ministro Gelmini anche in una dichiarazione successiva è riuscita a non prendere le distanze dal Quirinale: quelle del presidente della Repubblica sono state «parole sagge». Ma la sfida rispetto al passato verrà portata avanti: «Per la prima volta non si distribuiscono risorse a pioggia, ma in base alla qualità».
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