Le mani come estensione del pensiero, un dettaglio per trasmettere sentimenti ed emozioni: l'esultanza della vittoria o la rassegnazione della sconfitta, la potenza di un movimento e l'armonia del controllo. Sono le «Mani» dello sport fotografate da Massimo Lovati, protagoniste assolute di un'esposizione presso i locali di Che Banca! di Via Fieschi 6 visitabile liberamente sino a sabato 19 giugno, dalle 9.30 alle 19 durante la settimana e dalle 9.30 alle 13 il sabato. Sette scatti come anteprima di progetti futuri, presentati dallo stesso artista genovese un evento multimediale che ha visto le fotografie stampate ed esposte dialogare con la proiezione di 210 immagini raccolte in 25 anni di ricerca sul movimento nello sport. Un vero e proprio work in progress da cui emergono tutto l'intuito e la non convenzionalità di Lovati, nato a Genova nel 1948, subito grafico e pittore allievo di Rocco Borella, quindi fotografo e sperimentatore. In un primo tempo si dedica alla fotografia sociale ritraendo gli emarginati nelle strade di Genova, poi, seguendo la ricerca del colore e del dinamismo entra in contatto con il mondo dello sport, dove, seguendo da un lato la verosimiglianza e dall'altro la deformazione, congela gli atleti in pose plastiche, quasi eroiche e ricrea la realtà in un vortice di velocità, colore e forma. Non ama le classificazioni Massimo Lovati: «Sono un alchimista della fotografia, mi piace mischiare i generi: in fondo si tratta sempre e solo di forme di comunicazione. Le mie foto sono fatte per essere appese su di una parete e vissute. Ho iniziato questo studio senza pianificare nulla e non so dove condurrà, attraverso la sensibilità del gesto di una mano si intuisce tutto un mondo che c'è dietro» dice.
E a dimostrarlo sono i soggetti delle sue opere, con il loro continuo armonizzarsi al corpo o allo spazio rendendo sempre il senso dell'evento, sia che si tratti delle dita del pluricampione olimpico Michael Phelps strette al blocco di partenza, del cronometrista pronto a dare il via alla gara o di quelle del tifoso sugli spalti ad incitare.
Mani che raccontano storie e vite, esaminando lo sport da una prospettiva inconsueta e audace, a metà tra il reportage e il gioco, come ha commentato Giuseppina Lanera: «Ora è un ammiccamento ironico, ora un suggerimento che sfiora lerotismo, ora una riflessione psicologica che le rende originale assunzione di un punto di vista reale e mentale. Grazie ad un infallibile intuito e ad una autentica creatività dartista, Lovati spiazza lo spettatore e lo spinge a cogliere le inesauribili valenze di questi squarci».
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