Questa volta ce l'ha fatta. Oscar Pistorius parteciperà ai Mondiali per atleti normodotati, a coronamento di una «battaglia» per l'integrazione dei disabili cominciata sei anni fa. Non solo Usain Bolt quindi: c'è da scommettere che in Corea del Sud uno dei personaggi più seguiti sarà questo sudafricano di quasi 25 anni soprannominato «Blade Runner» per via di come corre con le sue protesi fatte di fibre di carbonio.
La convocazione della sua federazione per i Mondiali di Daegu, dove è stato iscritto ai 400 e alla staffetta 4X400, sancisce che questa volta il fenomeno delle Paralimpiadi (4 medaglie d'oro tra Atene e Pechino) potrà confrontarsi ai più alti livelli, e contro chi corre con le proprie gambe.
Le sue Pistorius non le ha più, ma ripete spesso che «Dio è buono» per far capire che non bisogna comunque mollare. La sua vicenda comincia nel 2005 quando, dopo il trionfo di un anno prima alle Paralimpiadi Atene, sui 200, comincia a chiedersi perchè non può misurarsi contro gli atleti «normali».
Gli arti inferiori non li ha più da quando aveva appena undici mesi: era nato con una grave malformazione (entrambi i peroni erano assenti e i piedi erano a loro volta malformati), che aveva costretto i medici all'amputazione delle gambe. Lui però, «per merito della mia famiglia» si è sempre sentito perfettamente integrato, al punto da praticare, come tantissimi ragazzi sudafricani, perfino il rugby, poi abbandonato per un impegno a tempo pieno nell'atletica.
Il suo desiderio di Olimpiadi e Mondiali si era però dovuto scontrare con la Iaaf, che in vista di Pechino 2008 lo aveva messo al bando sostenendo che «un atleta che utilizza queste protesi ha un vantaggio meccanico dimostrabile se confrontato con qualcuno che corre con le proprie gambe». Pistorius aveva subito fatto ricorso, arrivando fino al Tas di Losanna e nel frattempo aveva ottenuto di essere invitato al Golden Gala di Roma del 2007, per competere sui 400 contro i normodotati.
Nel maggio 2008 la svolta: il Tas gli aveva dato ragione, spiegando che «al momento non esistono elementi scientifici sufficienti per dimostrare che Pistorius tragga vantaggio dall'uso delle protesi». Ma il mancato ottenimento del minimo gli aveva impedito di partecipare a Pechino 2008, inteso come Olimpiadi. Alle Paralimpiadi, sempre nella capitale cinese, aveva invece vinto l'oro nei 100, 200 e 400 (in 47«49, record del mondo).
Ora esulta per la convocazione per Daegu, che gli fa sperare anche in una chiamata per le Olimpiadi di Londra 2012, manifestazione per la quale aveva già ottenuto a Pretoria il minimo B di 45''61, poi «polverizzato» dal 45''07 di un mese fa a Lignano. È un tempo con cui sarebbe arrivato quinto nella finale dei 400 delle Olimpiadi di Pechino, e quarto in quella dei Mondiali di Berlino 2009.
«Andare ai Mondiali è un sogno che avevo fin da bambino e che ora si avvera - dice Pistorius, che soggiorna spesso in Italia, è amante della Maremma e tifoso della Lazio -.
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