Atm negò l’assunzione a un marocchino I legali dell’azienda: «C’è rischio attentati»

Non si possono assumere tranvieri arabi perché questo metterebbe a rischio la sicurezza dei mezzi pubblici milanesi. È questa la tesi con la quale Atm ha scelto di difendere la normativa - un Regio Decreto del remoto 1931 - in base alla quale verrebbe automaticamente respinta la domanda di assunzione di un giovane marocchino. I vertici di Atm citano, a sostegno della propria tesi, recenti notizie di cronaca secondo le quali gruppi di estremisti islamici progettavano attentati alla metropolitana milanese. Aprire le porte dell'azienda a personale straniero - sembra essere il ragionamento dei legali di Atm - agevolerebbe la possibilità di inflitrazione da parte di soggetti in grado di fare da basisti per operazioni terroriste.
Il giovane maghrebino aveva presentato recentemente un ricorso alla magistratura civile, contestando la norma che - nei bandi di reclutamento Atm - limita la possibilità di avanzare candidature e inviare curriculum ai cittadini dell’Unione europea. In un primo momento Atm aveva fatto presente di avere le mani legate dal Decreto del 1931, ma era sembrata sensibile all’esigenza di modernizzare le procedure di assunzione, aprendo le porte anche a personale extraeuropeo. Invece ieri - secondo quanto rivelato dall’agenzia Omnimilano - i legali di Atm depositano una memoria in cui non solo si oppongono al ricorso dell’aspirante tranviere, ma difendono a spada tratta i princìpi del Regio Decreto: «Non v’è chi non veda - scrivono gli avvocati Alberto Rho e Claudia Muro - che il servizio di pubblico trasporto involga delicati aspetti di sicurezza pubblica, ed è particolarmente esposto, ad esempio, a rischi di attentati. Si può ben comprendere se il legislatore italiano ha ritenuto di limitare l’accesso all’impiego nel settore dei trasporti dettando determinati requisiti, tra i quali quello della cittadinanza, ritenendo - forse - che il legame personale del cittadino allo Stato dia maggiori garanzie in relazione alla sicurezza e incolumità pubblica». E i due legali citano - a riprova dei rischi che corrono i trasporti pubblici milanesi - le notizie sul progetto di attentato al metrò.


Appena poche settimane fa, il 26 marzo, il presidente di Atm Elio Catania aveva invece criticato proprio i vincoli che la legge imponeva alle assunzioni: spiegando che gli italiani disertano ormai i bandi di assunzioni Atm, Catania aveva affermato che il decreto «va rispettato ma potrebbe valer la pena di rivederlo, visto che ha più di settant’anni. È superato, antistorico e totalmente inadatto a gestire aziende moderne orientate all’efficienza per erogare servizi ai cittadini».

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