nostro inviato a Duisburg
Loro hanno Ronaldo e lebbrezza intatta di un calcio che ti stordisce. Noi abbiamo Buffon e quella difesa fusa nellacciaio guidata da Cannavaro. Il Brasile è quello di sempre, puntato sul gioco dattacco, anche se Ronaldinho resta ai margini della scena, lItalia è quella che nessuno si aspettava dopo il debutto confortante di Hannover, 2 a 0 sul Ghana, rinchiusa nel recinto della propria metà campo. Incrociate e sovrapposte le prove delle due nazionali negli ottavi, col Ghana a fare da massimo comune denominatore, Brasile e Italia restano ai poli opposti ma possono incontrarsi dalle parti di Berlino, per la finale. Ronaldo, il Ronaldo appesantito rivisto ieri, nella finta, lanciato nello spazio enorme davanti al portiere, è ancora uno stregone, può incantare chiunque. Buffon nel suo ruolo è sempre il numero uno. Ha sbarrato la strada a Nedved, ha respinto lassalto dei canguri, si prepara al duello rusticano con Sheva, noto eversore ai tempi del Milan.
Con questa scomoda etichetta sulla schiena, il catenaccio di ritorno scrivono i giornali tedeschi, Lippi e i suoi han preso a lavorare per il rendez vous con lUcraina, ad Amburgo. Senza molto gradire. In apparenza senza nemmeno mostrarsi seccati per laccostamento rétro. Di questi tempi, sulla qualificazione raggiunta, a due secondi dal gong, non si sottilizza. «LOlanda è andata a casa e nessuno se ne ricorda» continua a ripetere Materazzi cui si deve la pubblicazione di un retroscena di casa Italia che può aiutare a capire la turbolenta esibizione di Lippi, a 24 ore dal confronto con Hiddink. «Cè stato un chiarimento con il ct» informa linterista che ha il dono della trasparenza, quando sbaglia e sono molte le occasioni, e quando invece no, e sono poche ma bisogna riconoscergliele. A stupirsi per i riferimenti ripetuti, al calcio di una volta, molta difesa e tutto contropiede, non furono soltanto i giornalisti. Anche il ct rimase di sale. E convocò, tra la Repubblica Ceca e lAustralia, lassemblea plenaria degli azzurri per interrogarli e mettere fine allimbarazzo. «Volete mettere becco nella formazione?» chiese brutale, come sa fare solo lui, Marcello Lippi, quando la circostanza lo richiede. «Cè stato il silenzio da parte nostra, incidente chiuso, Lippi si è fidato della nostra parola. Abbiam fatto come con la moglie: invece di inseguire le voci, abbiamo chiuso la discussione. Altrimenti ci si separa dopo tre giorni»: Materazzi parla come un vecchio saggio e illustra bene tutti gli aspetti di quel confronto allamericana di qualche giorno prima.
Che forse spiega anche leccessivo nervosismo del viareggino nellincontro con i giornalisti, 24 ore prima dellAustralia. E autorizza a immaginare le prossime tappe del suo lavoro, le future scelte. Tutte ancorate allidea di non fare dellItalia solida e combattente, lallegra brigata del gol brasiliana, ma di non snaturarne la fisionomia tattica. Con Totti dietro le due punte. Già, Totti, senza più discussione alcuna, il referendum, dopo quel rigore, è vinto ormai. Il margine è nellabbinamento dei due punteros, contro lUcraina, subito. Toni, difeso da Lippi, non ha convinto. Gilardino, sostituito allintervallo, ha guadagnato il massimo dei consensi. Iaquinta, lanciato al suo posto, ha mostrato limiti clamorosi di personalità.
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