«Gli attacchi da sinistra dannosi per il negoziato»

da Roma

Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Altero Matteoli, è appena uscito dalla riunione a palazzo Chigi con Gianni Letta, Maurizio Sacconi, il commissario straordinario Augusto Fantozzi.
Ministro, che cosa vi siete detti?
«Ci siamo visti con Letta per fare il punto della situazione, ascoltando soprattutto quanto aveva da dirci Fantozzi. Dalla Cai non ci sono novità. Il commissario, pur avendo cercato in tutte le direzioni, ha dovuto comunicarci che altri acquirenti non ce ne sono».
Si attendeva una simile conclusione?
«No, davvero. Ho sempre pensato che alla fine avremmo raggiunto un accordo. Avevo fiducia nel piano della Cai, un piano che all’inizio imponeva sacrifici, ma che già dopo qualche mese apriva la possibilità anche a nuove assunzioni fra il personale in mobilità o in cassa integrazione. Ero certo che le garanzie offerte ai sindacati per gli esuberi, fino a sette anni di cassa integrazione o mobilità, avrebbero convinto i sindacati a firmare. Invece, non è stato così».
Nel gioco delle colpe, ne attribuisce qualcuna anche a se stesso, che ha partecipato da protagonista alla trattativa?
«Mi sono chiesto se abbiamo sbagliato, e un cruccio in effetti ce l’ho: non sono stato capace di convincere i piloti e le altre sigle che questa era davvero l’ultima spiaggia. Molti di loro hanno affrontato la trattativa come se fosse uguale a una delle tante nella storia della compagnia. Non era così, ma non li abbiamo convinti».
Che cosa direbbe, in questo momento, a suo figlio che fa il pilota di linea?
«L’ho sentito poco fa, e gli ho detto: caro Federico, i piloti non hanno avuto buon senso. Sono stati i piloti e gli altri autonomi ad aver provocato questo, voglio definirlo ancora così, “quasi-fallimento”. In un colpo solo stanno per far fallire l’Alitalia, far perdere il posto a 1.550 colleghi, e 15mila posti in tutto. Inoltre, hanno fatto un grosso favore a quella sinistra che ha remato contro l’accordo. L’atteggiamento dei piloti è stato strumentalizzato dalla sinistra».
E la Cgil? Ha avuto fin dall’inizio la sensazione che Epifani e i suoi remassero contro l’intesa?
«No, anzi ho sempre pensato - di sicuro, l’ho pensato fino a domenica scorsa - che alla fine la Cgil avrebbe firmato. Poi è successo qualcosa. Sono arrivati gli attacchi da sinistra alla cordata della Cai, e questo ha fatto male al negoziato. Si sono viste poi le posizioni diverse fra Veltroni da una parte e Bersani e D’Alema dall’altra, che pur critici sul piano invitavano tutti ad andare avanti. Io invece voglio ringraziare la Cai, che ha avuto fiducia nel governo. È stato detto che gli imprenditori facevano un grosso affare prendendosi Alitalia. Ma se era davvero un grosso affare, perché le grandi compagnie aeree sono rimaste alla finestra a guardare?».
Alla luce di tutto quello che è accaduto in queste ultime due settimane, sarebbe stato meglio andare avanti nella trattativa con Air France la scorsa primavera?
«No, assolutamente. Intanto, vorrei ricordare che anche allora furono i sindacati a far saltare tutto.

Ma la prospettiva di un’Alitalia risucchiata dai francesi non era quella giusta per un paese come il nostro, a fortissima vocazione turistica. Alitalia sarebbe sparita nei fatti, ed Air France avrebbe convogliato il flusso turistico verso Parigi e la Francia».
Ministro, adesso che cosa succede?
«È troppo presto per dirlo. Ci pensiamo domattina».

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