Attenti, autovelox. Forse

Non ho cambiato idea: penso che la patente a punti abbia peggiorato la viabilità autostradale e che i limiti di velocità italiani restino assurdi. Forse alcune autostrade non meriterebbero un limite superiore a 100, ma in altre si potrebbe tranquillamente andare a 180: in Italia un incidente su tre è dovuto alle condizioni delle strade, non alla velocità. In Germania ci sono tratte dove non esistono limiti ma il tasso di mortalità è inferiore al nostro, mentre Spagna e Portogallo hanno limiti più bassi di quelli italiani e però il triplo dei nostri morti. Novità di ieri: nel 2006 le infrazioni per eccesso di velocità sono aumentate. Il presidente dell'Asaps ha spiegato che molti guidatori, forse, non credono che gli autovelox siano effettivamente in funzione. Ecco, qui volevo arrivare: il Paese ridonda di cartelli che paventano un «controllo elettronico della velocità» che spesso non c’è mai stato, o c’è solo ogni tanto; e però ho letto più volte che il cartello-patacca è considerato un utile deterrente.


La domanda è: ma lo Stato può mentire? Può farlo, anche se a fin di bene? Se molti non credono più alla segnaletica, dunque, non vi sarà anche la corresponsabilità di queste paternalistiche balle di Stato? Ogni volta che appare il cartello dell’autovelox, in autostrada, la scena è la stessa: uno rallenta, l’altro accelera. C’è o non c’è? Siccome non siamo reputati capaci di regolarci da soli, lo Stato ci fa gli indovinelli.

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