Se lattività fisica resta la «grande dimenticata» dei sistemi educativi occidentali, Italia compresa, le baby-palestre non sono altro che «una bizzarra risposta» a unemergenza - lobesità - che soprattutto nei Paesi anglosassoni è sempre più allarmante. Questo in sintesi il giudizio del dottor Michele Sculati, specialista in Scienze dellAlimentazione presso lUniversità di Pavia. Certo, per la Gran Bretagna il problema dellobesità è grave, visto che hanno il più alto tasso di obesità infantile (15%), mentre in Italia la percentuale è sensibilmente inferiore, tra l8 e il 10%. «Mi sembra che le kid gym siano la conseguenza di unansiosa ricerca di risposte a un problema cronico - spiega il dottor Sculati -. È sicuramente sconsigliabile introdurre esercizi di tipo anaerobico, quali quelli tipici delle palestre, in unetà precoce, perché i muscoli troppo tonici e trofici possono rallentare la velocità di accrescimento del bambino».
Più che chiudersi in una palestra, suggerisce lesperto, è preferibile praticare sport capaci di coniugare il moto con laspetto ludico, meglio ancora se stimolanti anche per la mente. «Consiglio di giocare a calcio, o iscriversi a un corso di danza, piuttosto che sudare in una palestra per unesercizio meramente ripetitivo», aggiunge Sculati.
Lattività fisica dunque, soprattutto tra i più piccoli, non può essere finalizzata al solo consumo calorico, spesso sollecitato da mamme «troppo ansiose». «Ci sono studi su bambine che già a otto anni si mettono a dieta. Ma è sbagliato perché in questi casi cè una solo risposta: cambiare stile di vita, essere fisicamente più attivi».
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