Il 4 dicembre 1970 Paolo VI arriva in elicottero a Hong Kong. Mentre celebra la messa in lingua cinese nel piccolo stadio denominato la «Valle Felice», il papa «ha piena consapevolezza che, al di là delle colline, cè la Cina comunista di Mao Tze-tung» e che si sta attraversando un periodo di persecuzione in seguito alla «rivoluzione culturale», la quale aveva permesso al presidente cinese di dire, quattro anni prima, che «la religione non esiste più in Cina». \ In questo contesto sinserisce lomelia di Hong Kong, che, limata fino allultimo con correzioni e aggiustamenti, è pronunciata in un momento particolarmente difficile, quando a essere perseguitati sono indistintamente tutti i cristiani, sia quelli appartenenti alla cosiddetta comunità «patriottica», sia quelli della comunità definita «clandestina». Così conclude il pontefice: «... Noi abbiamo dintorno a noi, quasi lo sentiamo, tutto il popolo Cinese, dovunque esso si trovi. Viene, per la prima volta nella storia, questumile apostolo di Cristo, che Noi siamo, a questa estrema terra orientale; e che cosa dice? e perché viene? Per dire una sola parola: amore. Cristo è anche per la Cina un Maestro, un Pastore, un Redentore amoroso. La Chiesa non può tacere questa buona parola; amore, che resterà».
Il testo preparato personalmente da Montini era in realtà più lungo e conteneva parole molto significative, che poi il papa e i suoi collaboratori decidono di non rendere pubbliche. Una copia del discorso originale, pronto per la distribuzione nella sala stampa vaticana, finisce grazie a un usciere nelle mani del vaticanista della France Presse Bruno Bartoloni.
Ecco lampio paragrafo omesso: «Noi sentiamo adesso nel nostro spirito il medesimo impulso di amichevole effusione, che ha spinto fino qua San Francesco Saverio e tanti uomini e donne, missionari di Cristo, che avevano qualche cosa di estremamente importante da dire alla gente di questa immensa terra, il Vangelo, e si sentivano obbligati a venire fino a questi confini del mondo non per alcun altro interesse, che per un gratuito amore. E noi avvertiamo che questo messaggio di verità e di amore non pretende di arrivare forestiero, dominatore, incurante di ciò che qui incontra, una civiltà, una storia, un genio umanistico e artistico, ma piuttosto attratto da una segreta simpatia per i valori originali e morali di questo mondo cinese, che sembrano attendere e invocare un complemento, un fermento trascendente, capace di sciogliere i dubbi e i segreti, che in sé nasconde, e di integrare, in stile umano a esso confacente, quanto possa mancare (come ad ogni espressione puramente umana) alla sua sempre dinamica e sempre fedele perfezione.
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