Atti secretati. Basta entrare e servirsi da soli

Atti secretati. Basta entrare e servirsi da soli

(...) accatastata su un tavolino immediatamente a sinistra della porta al pianterreno dell'edificio al civico 3 di via Anselmi, nella Città dei Fiori. Ma non è l'unica. Alla sua possiamo aggiungere anche la storia di due persone, iscritte sulla copertina dello stesso fascicolo. Uomo e donna, 60anni lui e 56 lei, entrambi originari di Sassari, entrambi in attesa di giudizio dal 2007. Il report recita: «Scadenza dei termini per le indagini preliminari».
A questo punto, prima di procedere con il racconto, è d'uopo avvisare i lettori più sensibili e spiegare fin d'ora che, se credevate che per mettere il naso nelle vicende giudiziarie di un privato cittadino, vuoi a scopo d'indagine, vuoi a scopo d'insabbiamento, fossero necessarie ore ed ore di conversazioni telefoniche origliate e frasi rubate beh, questa è la prova provata che si tratta una nobile ingenuità.
Siamo all'interno del Palazzo di Giustizia di Sanremo, tarda mattinata di un giorno settimanale qualsiasi. Anzi, non propriamente un giorno qualunque. Oggi è giorno d'udienza in uno dei tre tribunali della riviera ponentina, territorio balzato all'onore delle recenti cronache per essere finito nel mirino dell'interesse della cosche mafiose. «Il problema è chiaro, se si allenta l' attenzione su certe fenomenologie del territorio, come quelle mafiose, si rischiano bruttissime sorprese, come queste». Le parole sono quelle del Procuratore generale antimafia, Piero Grasso, che aveva commentato così, lo scorso 10 luglio, la vicenda del Comune di Bordighera. Roba che scotta da tenere nella massima segretezza.
Appunto. Dall'ingresso del Palazzo di Giustizia sono solo pochi metri. Un brevissimo corridoio, svolta a sinistra dopo l'entrata, i metal detector silenziosi, e un cartello recita sulla plastica opaca della porta: «Casellario Giudiziario». Si tratta dello schedario, un vero e proprio archivio istituito all'interno di tutte le Procure della Repubblica in tutti i Tribunali italiani. Qui vengono raccolti e conservati gli estratti di tutti i provvedimenti emanati dall'autorità giudiziaria o amministrativa degli uffici di riferimento. Il posto giusto dove trovare sempre tutti i documenti relativi ai procedimenti penali e civili a carico di ogni cittadino. Una stanza che dovrebbe rimanere chiusa a doppia, anzi, tripla mandata. E invece no. Che sia un caso o meno, all'interno del casellario può addentrarsi chiunque, dotato di un po' d'intuito e sangue freddo. Anzi no, il sangue freddo non c'entra. Uffici aperti e nessuno a presidiare, introdursi e sbirciare tra le copertine di cartoncino rosa e gialle accatastate con poca cura sugli scaffali è un gioco da ragazzi. Basta attendere l'orario di pausa degli impiegati del casellario. Alle 12.30 scatta l' «ora x».
Stanzino libero, dalla porta di fronte escono gli ultimi avvocati. Nel corridoio un legale parla con il suo assistito e cerca di rassicurarlo. Al piano di sopra, nella sezione civile, si tengono i procedimenti di separazione e divorzio. Non tutti la prendono bene. Una signora si frega il naso in un fazzoletto cercando di non piangere. Un giudice smonta dalla scalinata interna. È il momento. Al casellario non c'è nessuno, l'ultima impiegata, uscendo, lascia addirittura la porta accostata. Un passo, poi l'altro e si è all'interno. Nella luce del sole, abbagliante, che entra dalle vetrate sul retro, i chili di polvere mai spolverata si rivelano in tutta la loro allergicità. Qui sono conservati i fascicoli con realtà di ogni genere, dal furtarello al supermercato agli atti delle inchieste per mafia e, soprattutto, per reati accessori, quelli da cui normalmente si inizia per poi accertare illeciti di stampo mafioso.
Se serve far sparire i dati di un'indagine qui si fa presto. Si prende il fascicolo, c'è anche tutto il tempo per cercarlo, e con le carte sotto braccio si prende la porta. Con un cenno un agente, di guardia alla porta, si avvicina. Sguardo sospettoso, piglio quasi eroico nella sua divisa completa di berretto con i 40 gradi del corridoio d'uscita, l'agente ferma il passo. «Senta, lei - tuona mentre la ragazza con i documenti sottobraccio già trema - ma cosa fa?» È finita. Mi ha beccato, pensa lei. «Guardi, scusi.

Ha dimenticato una cosa», le dice passandole la cartellina con gli appunti che, nel tragitto tra il casellario e l'uscita, aveva accidentalmente dimenticato. «Aspetti, le apro la porta», dice con fare da gentiluomo. «E stia attenta, che perde gli appunti».

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