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Attività insospettabili dietro l’usura

Prestavano soldi con interessi tra il 240 e il 300 per cento. E se le vittime non onoravano i pagamenti le facevano picchiare a sangue da un agente di polizia al soldo della banda. Pistola alla mano, il poliziotto interveniva per convincere gli “smemorati” a sganciare il dovuto. Cinque persone arrestate, fra queste due ristoratori di Ostia e uno di Rocca di Papa, altrettante denunciate, sequestrati beni per un milione di euro, perquisite una ventina fra ville e appartamenti. L’operazione “Tre per uno”, ovvero Guardia di finanza, carabinieri di Viterbo e polizia municipale, viene avviata con la denuncia di due immobiliaristi della capitale. «Due imprenditori di medio livello - spiega il capitano Salvatore Mottola del nucleo di polizia tributaria - stanchi delle continue minacce dei loro aguzzini e, soprattutto, dei pestaggi subiti. A quel punto inizia una lunga attività investigativa finalizzata alla raccolta delle prove. Abbiamo ricostruito il percorso del denaro investito grazie ai proventi dei prestiti usurai: acquisto di terreni, attività alberghiere e di ristorazione, discoteche». Beni una volta appartenuti alle stesse vittime, poi sottratti loro dopo la scadenza dei “pagherò”. All'alba di ieri il blitz tra Ostia, i Castelli Romani e la zona sud-est della città. A coordinare la maxi-indagine il sostituto procuratore della Dda Leonardo Frisani. Secondo gli inquirenti le vittime erano costrette a consegnare ai “cravattari” fondi agricoli ed edificabili, alloggi in strutture alberghiere nonché cambiali e denaro. Non solo: in alcuni casi le vittime lavoravano per gli usurai senza percepire alcun compenso. «Operazione in parte collegata a quella di febbraio - continua Antonio Di Maggio, comandante dell’VIII gruppo della municipale - che ha portato all’arresto del capoclan Casamonica e di altre 4 persone. Da quella siamo risaliti a questi nuovi elementi anche se le correlazioni, per ora, finiscono qui».

L’ennesima spallata alla criminalità organizzata che da anni opera nel quadrante meridionale della città. Vecchie e nuove “paranze” della mala romana nate da una costola della banda della Marranella, una holding da brivido capeggiata dai sopravissuti della banda della Magliana in alleanza con mafiosi e camorristi di rango.

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