Attriti con i vertici Serravalle Vitale lascia Pedemontana

In una lettera al presidente di Asam l’economista rassegna le sue dimissioni

L’economista Marco Vitale sta per abbandonare Pedemontana. Valigie già fatte a nemmeno un anno di distanza dalla nomina decisa a Palazzo Isimbardi. Motivo? È in una lettera, due paginette, che Vitale ha indirizzato a Giulio Sapelli ovvero al presidente di Asam. Dettaglio non da poco, quasi uno sgarbo ai soci di Pedemontana - Serravalle e Autostrade per l’Italia -: infatti, le ragioni della sua uscita, Vitale, non le comunica nero su bianco a loro, bensì al presidente di quell’holding messa in piedi dalla Provincia di Milano, che detiene le azioni di Serravalle. Messaggio chiaro: nella nuova fase di Pedemontana non sarà più tollerabile l’attendismo di Serravalle e, soprattutto, non è più possibile subire le uscite pubbliche, i boatos dei vertici della società che gestisce l’autostrada Milano-Genova.
Uscita di scena del professore destinato a influenzare le scelte future di Filippo Penati. Già, per il presidente della Provincia quella di Vitale era «nomina di alto profilo, che pone ai vertici della società Pedemontana un profondo conoscitore delle strategie di sviluppo dell’area metropolitana milanese». Ma la fuga dell’economista che fu in pole position, sempre in quota Penati, anche come possibile presidente di Serravalle amter-Giampio Bracchi e che, in questi anni, ha rappresentato un punto di riferimento della sinistra milanese - firmatario di appelli pro-rom e di iniziative post-uliviste ma anche supporter di peso nella candidatura dell’ex prefetto Bruno Ferrante a sindaco di Milano - rischia pure di interrompere quel collegamento aperto dal tycoon di Palazzo Isimbardi con Giovanni Bazoli. Vitale era il tramite che consentiva a Penati di dribblare segreterie provinciali e nazionali.


Forse, adesso, il presidente della Provincia si deciderà - come chiesto da tanti suoi interlocutori - a mettere alla porta qualche amministratore delegato che vagheggia di fusioni e assetti societari che non aiutano certo il percorso delle infrastrutture lombarde.

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