Attualità

Sono 82 le donne uccise quest'anno: "Servono pene esemplari"

Oggi si celebra la Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne. Nel 2022, 42 donne sono state uccise dai propri partner o ex. Cosa prevede il "Codice Rosso", come denunciare e a chi chiedere aiuto

Sono 82 le donne uccise quest'anno: "Servono pene esemplari"
Tabella dei contenuti

Alessandra Matteuzzi, Nadia Bergamini, Simona Michelangeli, Daniela Cadeddu, Anna Borsa, Carol Maltesi e tantissime altre. Troppe. Sono oltre 82 le donne uccise nel 2022. Di queste, 42 sono state massacrate dai rispettivi partner o dall'ex. È il dato che emerge dal report interforze "il pregiudizio e la violenza contro le donne" a cura della Direzione Centrale della polizia criminale. Alcune vittime avevano denunciato il proprio carnefice.

"Denunciare non basta. Bisogna costruire una rete di protezione attorno alle donne che subiscono violenza. Abbiamo fatto passi avanti col il ‘Codice Rosso’ inasprendo le pene per gli uomini maltrattanti ma non è ancora abbastanza. Chi tutela le vittime, chi ci pensa davvero a loro?", dice alla nostra redazione il presidente nazionale dell’associazione "Senza Veli sulla Lingua", Ebla Ahmed, in occasione della Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne.

Le fa da eco il vicepresidente nazionale dell' associazione, Patrizia Scotto di Santolo: "Oggi la nostra società sta pagando un prezzo altissimo per la violenza contro le donne. Stando agli ultimi dati, sono circa 2.500 gli orfani di femminicidio in Italia. Solo in Toscana si contano 58 bambini e, nella provincia di Prato, risiede l’orfano di femminicidio più piccolo d’Italia".

I dati sui reati contro le donne

Violenza

I dati relativi ai femminicidi commessi in Italia sono impietosi. Nel 2022 sono state uccise ben 82 donne, delle quali 42 dal proprio partner o ex compagno. Lo rivela il report interforze "il pregiudizio e la violenza contro le donne" realizzato dalla Direzione centrale della polizia criminale in collaborazione con l’Università "La Sapienza di Roma".

Per quel che riguarda i provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare si registra un aumento del 12% rispetto al 2021. L’incidenza della violazione vede in testa la Sicilia, con 17,4 reati, seguita dalla Valle d'Aosta con 17,2. Cala del 20%, invece, il numero dei cosiddetti “reati spia”, come lo stalking e i maltrattamenti in famiglia. In lieve flessione anche i reati di revenge porn con 871 denunce in meno rispetto all'anno precedente.

Al contrario, preoccupano i dati relativi al reato di deformazione dell'aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso. Nei primi nove mesi dell'anno ci sono stati 74 episodi, ovvero, il 17 per cento in più dell'anno precedente. Infine, si registra un aumento significativo dei casi di violenza sessuale, circa il 9 per cento in più rispetto al 2021. Le vittime hanno un'età compresa tra i 31 e i 44 anni, l'80% sono italiane.

Il ruolo delle associazioni e dei centri antiviolenza

Donnalibera

A sostegno delle vittime di violenza, sono state istituite associazioni e centri antiviolenza ad hoc. Uno di questi è l'associazione "Senza Veli sulla lingua" che è attiva su tutto il territorio nazionale con sedi dislocate a Milano, Prato e Roma. Il vicepresidente dell' Associazione, Patrizia Scotto di Santolo, ci spiega come vengono gestite le segnalazioni. "Le donne che si rivolgono all’associazione Senza Veli sulla Lingua, lo fanno in mille modi - spiega - tramite email, inviando messaggi su messenger, contattandoci attraverso i social o chiamando il nostro numero di cellulare che ricordo è il 3398990750. Diamo loro risposte immediate perché la prima accoglienza è il contatto con i centralinisti volontari o la Presidente Ebla Ahmed".

Il secondo passaggio "quasi obbligato è, per le donne che ci chiamano purché in evidente difficoltà, il supporto psicologico gratuito dei nostri operatori, appoggiati da mediatrici culturali madrelingua se le donne sono straniere - continua Scotto di Santolo -. Grazie a loro e al costante interessamento della presidente, si sceglie insieme il percorso da seguire. Nella maggioranza dei casi c'è l’incontro con gli avvocati civilisti e penalisti che fa scattare la denuncia e mettere la donna in sicurezza in attesa del processo. Chiaramente, questo è soltanto l’inizio di un iter molto più lungo. L’associazione continua ad essere presente con colloqui costanti con le donne anche nei mesi e negli anni successivi alla richiesta di aiuto. Per quanto ci riguarda, è importante stabilire innanzitutto contatti diretti con le donne, poi con le psicologhe o cousouler, con gli avvocati, e con i mediatori affinché la vittima non si senta mai sola".

"Dobbiamo ricordarci che le vittime di maltrattamenti non sono numeri ma donne che devono essere tutelate e supportate nel tempo. Perché la violenza ti lascia addosso dei segni incancellabili", conclude Ebla Ahmed.

Cos'è Il "Codice Rosso"

martelletto

Nel 2019 è stata approvata la legge "Codice Rosso" che ha introdotto una corsia preferenziale nella trattazione dei reati contro le donne e ne ha aggiunto di nuovi e altre aggravanti. Ci spiega cos'è l'avvocato penalista Paola Tindara Paladina: "Il codice rosso è la legge 69/2019, recante le modifiche al codice penale e di procedura penale e altre disposizioni volte a tutelare le vittime di violenza domestica e di genere. Privilegia i reati di maltrattamenti, lesioni, deformazione dell'aspetto, violenza di genere, atti persecutori, reati sessuali introducendo di nuovi e inasprendo le pene".

Con questa legge "si propone una più rapida tutela delle vittime, che devono essere sentite quasi nell'immediatezza della denuncia del pubblico ministero garantendo alle stesse degli obblighi di informazione - spiega il legale -. La legge ha introdotto anche alcuni istituti che prevedono il trattamento psicologico per i condannati a reati sessuali, maltrattamenti in famiglia".

Cosa accade dopo la denuncia

carabinieri

A seguito della denuncia, viene attivata immediatamente la procedura prevista dal "codice Rosso". "Le vittime devono essere sentite obbligatoriamente dal pubblico ministero, entro tre giorni dalla denuncia del fatto - chiarisce l'avvocato Tindara Paladina -. Per cui scatta subito questo contatto diretto tra vittima e autorità procedente. Ciò serve per provare a individuare nel più breve tempo possibile l'autore del reato ed eventualmente, qualora ricorrano i presupposti, applicare una misura restrittiva".

Circa i tempi di allontanamento del partner maltrattante dall'abitazione coniugale, bisogna valutare il singolo caso. "In caso di maltrattamenti di vario genere, il giudice dispone di lasciare immediatamente la casa familiare ovvero di non farvi rientro e di non accedervi senza l'autorizzazione del giudice che procede - continua il legale -. L'allontanamento rappresenta una misura cautelare che può essere applicata in diverse circostanze volta a garantire che nei confronti delle vittime, parenti conviventi, cessino le violenze". E infine: "Chi viola il divieto oggi commette un reato previsto e punito dall'art. 387 bis c.p.introdotto dal Codice Rosso".

I matrimoni forzati

Saman Abbas

Altra fattispecie introdotta dal "Codice Rosso" è il reato di costrizione o induzione al matrimonio. Dall'introduzione della legge, sono 48 gli episodi registrati. Nella casistica rientra verosimilmente anche il caso di Saman Abbas che, secondo la Procura di Reggio Emilia, sarebbe stata uccisa per essersi opposta al matrimonio forzato col cugino in Pakistan.

"Da 'combinato' a 'forzato' il passo è brevissimo, bisogna stare molto attenti. - denuncia Ebla Ahmed - Il reato di costrizione al matrimonio interessa anche il nostro Paese, più di quanto non ci si creda. Servono pene esemplari. Non possiamo e non dobbiamo permettere che gli autori presunti di questi crimini, perché tali sono, restino impuniti".

Perché si celebra la giornata contro la violenza sulle donne

Violenza

La Giornata mondiale contro la violenza sulle donne è nata per commemorare il massacro delle sorelle Patria, Minerva e Maria Teresa Mirabal che furono assassinate per essersi opposte al regime autoritario del generale Rafael Leónidas Trujillo - soprannominato el Jefe - per oltre trent'anni "Capo Supremo" della Repubblica Dominicana.

Le tre attiviste politiche avevano fondato il gruppo "14 de Junio" in contrasto alle politiche di corruzione, nepotismo e repressione attuate dal leader dominicano. Il 25 novembre del 1960, furono picchiate, stuprate e uccise a sangue freddo da un gruppo di uomini armati, lungo una strada di montagna, a Salcedo.

I corpi senza vita delle giovani furono gettate in un dirupo. Gli aggressori tentarono di simulare un incidente automobilistico ma invano. L'assassinio risvegliò la coscienza popolare accelerando la fine della dittatura di Trujillo che, di lì a poco, fu condannato a morte.

Quando è stata istituita

Violenza

Nel 1981, durante il primo incontro femminile latinoamericano e caraibico a Bogotà, in Colombia, fu deciso di adottare la data simbolica del 25 novembre per celebrare la Giornata internazionale della violenza contro le donne. Dieci anni dopo, nel 1991, il Center for Global Leadership of Women (CWGL) promosse la Campagna dei 16 giorni di attivismo contro la violenza di genere.

Il 20 dicembre del 1993, con risoluzione 48/104, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite approvò la "Dichiarazione per l’eliminazione della violenza contro le donne" ufficializzando, di fatto, la data proposta dalle attiviste latinoamericane.

Il simbolo delle scarpe rosse

scarpe rosse violenza femminile

Uno dei simboli più utilizzati per sensibilizzare l'opinione pubblica sul tema dei femminicidi e, più in generale, sulla violenza di genere, sono le scarpe rosse.

Fu l'artista messicana Elina Chauvet con l’opera Zapatos Rojas, nel 2019, a ideare e realizzare quello che, negli anni successivi, è diventata la rappresentazione iconica del 25 novembre. L’installazione apparve per la prima volta davanti al consolato messicano di El Paso per ricordare le centinaia di donne rapite, stuprate e uccise a Ciudad Juarez.

Gli altri simboli associati alla giornata mondiale contro la violenza sulle donne sono la panchina rossa, il fiocco bianco e le farfalle. Queste ultime sono utilizzate in memoria delle sorelle Mirabal, note anche con il soprannome di mariposas (farfalle in spagnolo).

Il testo del documento

Libro

Il testo della Dichiarazione per l’eliminazione della violenza contro le donne comprende una lunga serie di articoli. Questi i sei principali:

Articolo 1

"Ai fini della presente Dichiarazione l'espressione 'violenza contro le donne' significa ogni atto di violenza fondata sul genere che abbia come risultato, o che possa probabilmente avere come risultato, un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le donne, incluse le minacce di tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, che avvenga nella vita pubblica o privata".

Articolo 2

"La violenza contro le donne dovrà comprendere, ma non limitarsi a, quanto segue:

a) La violenza fisica, sessuale e psicologica che avviene in famiglia, incluse le percosse, l'abuso sessuale delle bambine nel luogo domestico, la violenza legata alla dote, lo stupro da parte del marito, le mutilazioni genitali femminili e altre pratiche tradizionali dannose per le donne, la violenza non maritale e la violenza legata allo sfruttamento;

b) La violenza fisica, sessuale e psicologica che avviene all'interno della comunità nel suo complesso, incluso lo stupro, l'abuso sessuale, la molestia sessuale e l'intimidazione sul posto di lavoro, negli istituti educativi e altrove, il traffico delle donne e la prostituzione forzata;

c) La violenza fisica, sessuale e psicologica perpetrata o condotta dallo Stato, ovunque essa accada".

Articolo 3

"Le donne hanno il diritto ad un uguale godimento e garanzia di tutti i diritti umani e le libertà fondamentali in campo politico, economico, sociale, culturale, civile o in ogni altro campo".

Articolo 4

"Gli Stati dovrebbero condannare la violenza contro le donne e non dovrebbero appellarsi ad alcuna consuetudine, tradizione o considerazione religiosa al fine di non ottemperare alle loro obbligazioni quanto alla sua eliminazione. Gli Stati dovrebbero perseguire con tutti i mezzi appropriati e senza indugio una politica di eliminazione della violenza contro le donne".

Articolo 5

"Gli organismi e le agenzie specializzate nel sistema delle Nazioni Unite dovrebbero contribuire, nei loro rispettivi ambiti di competenza, al riconoscimento e alla realizzazione dei diritti e dei principi enunciati nella presente Dichiarazione".

Articolo 6

"Nessuna disposizione della presente Dichiarazione pregiudicherà le disposizioni più efficaci nell'eliminazione della violenza contro le donne che possono essere contenute nella legislazione di uno Stato o in ogni convenzione internazionale, trattato e altro strumento in vigore in uno Stato".

Commenti