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Abbiamo battuto il Covid, non la febbre dei virologi

Da alcuni giorni gira un allarme: un nuovo virus è in arrivo e sarà molto più grave del Covid

Abbiamo battuto il Covid, non la febbre dei virologi

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Abbiamo battuto il Covid, non la febbre dei virologi

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Da alcuni giorni gira un allarme: un nuovo virus è in arrivo e sarà molto più grave del Covid. Così titolano molti giornali, specie online. Da dove arriva questa certezza? In buona parte, da diverse interviste rilasciate da Ilaria Capua a diversi quotidiani, tra i quali il Giornale. Sono andato a leggere il testo per capire quanto corrisponda ai titoli di cui sopra.

Dunque la Capua afferma: «Le pandemie avvengono a cadenza regolare nel tempo. Mi dispiace dirlo, ma non è che perché abbiamo avuto quella del Covid siamo a posto per i prossimi duecento anni. Purtroppo non funziona così. La malattia X di cui parla l'Oms è un termine per dire che qualcosa, prima o poi, arriverà. Non si sa che cosa, ma succederà. E potrebbe essere ancora più aggressivo del Covid». Prima o poi. Non si sa che cosa. Potrebbe. Manca solo che di sicuro un giorno moriremo tutti.

E tuttavia da lì si è riscatenata la caccia al virologo, l'intervista cotta e mangiata, i pareri messi in fila. Nessuno sa niente, l'Oms (che all'inizio del Covid aveva assicurato: non si trasmette da uomo a uomo) chiama «X» la malattia perché non sa cosa sia, c'è solo la certezza che qualcosa un giorno arriverà: d'altra parte anche il sole, un giorno, si spegnerà. Nessuno sa niente e però tutti parlano, ipotizzano, assicurano. In un articolo dal titolo assertivo («In arrivo una malattia più pesante del Covid») sono raccolte

le dichiarazioni di Fabrizio Pregliasco («Potrebbe essere scatenata da un virus respiratorio»), della stessa Capua («Potrebbe essere anche di origine sessuale o oro-fecale»), di Carlo Federico Perno («Sono le zoonosi quelle da tenere d'occhio»). E così via, avanti il prossimo. Nessuno dice niente di chiaro ma il messaggio che passa è chiarissimo: presto, «anche domani» (dal titolo di un grande quotidiano) arriverà una pandemia di certo ben più grave di quella che abbiamo vissuto.

E quella che abbiamo vissuto ce la ricordiamo bene, di pandemia. E ci ricordiamo anche quanto eravamo, tutti noi ma anche la scienza, impreparati. Non si sapeva che cos'era quel maledetto coronavirus, né se era di origine naturale o fabbricato in laboratorio. Non eravamo attrezzati negli ospedali, non avevamo mascherine, abbiamo preso la tachipirina e poi abbiamo scoperto che non andava bene e ci voleva l'antinfiammatorio. Che cosa è cambiato dopo quella lezione? Abbiamo forse attrezzato la sanità per prepararci a nuova pandemia? Non risulta. Quel che abbiamo salvato (salvato per modo dire) di quel tempo è la cosa peggiore che abbiamo fatto, e intendo che abbiamo fatto noi giornalisti: intervistare a raffica un esercito di virologi, veterinari, immunologi, infettivologi, biologi che hanno detto tutto e il contrario di tutto, che si sono contraddetti migliaia di volte, che hanno contribuito solo ad aumentare la confusione. Non è colpa loro: è colpa nostra che li abbiamo trasformati in star.

Il 23 dicembre del 2021 ho fatto la terza dose

di vaccino e il giorno dopo, la vigilia di Natale porca miseria, arrivato a casa ho scoperto che una mia figlia era positiva, ho fatto il tampone ed ero positivo anch'io. Ho telefonato a due grandi virologi super-intervistati e ho chiesto: «Che cosa mi succede ora che mi sono vaccinato da positivo?». Uno mi ha risposto: niente, virus e vaccino si annullano a vicenda, è come se non ti fossi vaccinato. L'altro: niente, virus e vaccino si sommano, è come se ti fossi vaccinato due volte.

Non è colpa loro, anzi furono gentilissimi a rispondermi mentre andavano al cenone. È che la medicina non è e non può essere una scienza esatta, procede per via empirica. Dovevamo accettare il fatto che, di fronte a una malattia sconosciuta, si procedesse per tentativi. Bastava non pretendere che la scienza fosse Dio.

Ora qualche centro di assistenza è stato allertato in vista di una possibile nuova pandemia. Arriverà? Non arriverà? Non lo sappiamo. Da cittadino vorrei che, nel dubbio, ci si fosse già attrezzati per non farci trovare di nuovo impreparati.

Certo una nuova carnevalata di dichiarazioni in libertà contribuisce solo a terrorizzare.

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