Guerra delle mappe negli Usa: lo scontro tra dem e Gop che può cambiare il volto della politica Usa

Dal Texas alla California, fino al Missouri: il gerrymandering riaccende lo scontro tra repubblicani e democratici. Una battaglia sulle mappe che può decidere i futuri equilibri al Congresso (e di Trump)

Guerra delle mappe negli Usa: lo scontro tra dem e Gop che può cambiare il volto della politica Usa

Negli Stati Uniti è scontro sulle mappe congressuali. Una guerra che ha un nome preciso: gerrymandering. La prima battaglia è quella che ha coinvolto il Texas, con la volontà della maggioranza repubblicana di rivedere i distretti e dei democratici che sono "scappati" dallo Stato per togliere il numero legale per approvare la legge. Ieri i deputati democratici sono rientrati dopo due settimane di protesta e ora il parlamento statale è pronto a procedere.

Decine di deputati democratici erano partiti il 3 agosto scorso verso l'Illinois e altre località per impedire ai loro colleghi repubblicani di partecipare al voto sulla ridefinizione dei confini, con lo scopo di mandare altri cinque repubblicani del Texas a Washington. La fronda dem ha dichiarato vittoria venerdì, dopo che i repubblicani hanno aggiornato la loro prima sessione speciale e i democratici a livello nazionale si sono mobilitati in opposizione alla manovra voluta dal presidente Donald Trump.

Ma quella del Texas è stata appunto la prima battaglia. La pratica di ridisegnare i distretti per avvantaggiare un partito piuttosto che un altro è detta gerrymandering. Solitamente avviene ogni 10 anni, in corrispondenza dei censimenti decennali che fotografano la composizione della popolazione. Questa volta, però, su spinta della Casa Bianca, il Texas ha deciso di anticipare a metà del percorso il ridisegno, una mossa, dicono i critici da sinistra, che serve a Trump per mantenere la maggioranza alla Camera in occasione delle elezioni di metà mandato che solitamente sono dolorose per il partito che governa la Casa Bianca.

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Le due mappe dei distretti del Texas. A sx l'attuale mappa, a dx quella che i repubblicani vogliono cambiare

La mossa della California

Ma se alla fine il Texas ridisegnerà le mappe, perché i deputati hanno deciso di interrompere la protesta? Non tanto per le minacce di arresto, arrivate anche dall'Fbi, e nemmeno per la multa giornaliera di 500 dollari. Ma perché la California ha deciso di portare avanti un provvedimento analogo per ridisegnare i distretti. Una sorta di occhio per occhio politico che avrà un effetto domino su tutto lo scenario americano.

Gavin Newsom, governatore del Golden State, giovedì scorso ha detto che il suo Stato procederà con il ridisegno delle mappe elettorali, un gerrymandering chirurgico mirato a bilanciare quello texano, così ai cinque seggi che il Gop guadagna da un lato, corrisponderebbero altri cinque che finirebbero ai democratici. Per Newsom, però, il meccanismo non è automatico. In California la riorganizzazione dei distretti è in mano a una commissione indipendente in più dopo il ridisegno serve un passaggio nel parlamento statale e uno con gli elettori. E al momento il popolo della California non sembra entusiasta dell'idea. Secondo un sondaggio di Politico il 64% parte dei cittadini supporta la commissione indipendente. In più, rileva l'Emerson College, il 33% dei californiani è favorevole al ridisegno, il 25% si dice contrario e mentre il 42% non si è fatto ancora un'opinione, un po' poco per una campagna elettorale delicata in cui Newsom ci metterebbe la faccia.

Missouri pronto a dare battaglia

Se la California rispondesse al Texas ci sarebbero altri attori che a cascata potrebbero intervenire. È il caso del Missouri, uno stato saldamente repubblicano. Su input di Trump lo stato sta preparando una sessione speciale del proprio Congresso statale per ridisegnare la mappa elettorale. Un dossier visto da Associated Press mostra che il Senato dello Stato ha ricevuto una fattura di 46mila dollari per software e formazione del personale per la ridefinizione dei distretti elettorali. Ufficialmente il governatore dello Stato, Mike Kehoe, non ha ancora preso posizione, ma il leader della maggioranza repubblicana alla Camera dello Stato ha detto di aver sentito funzionari della Casa Bianca e che i lavori potrebbero iniziare.

Attualmente il Missouri elegge otto deputati: sei repubblicani e due democratici. Nel mirino del ridisegno finirebbe un particolare distretto che coinvolge la città Kansas City con l'obiettivo di portare i seggi repubblicani a sette. Per giustificare la mossa i deputati locali del partito repubblicano attaccano sia la California che il vicino Illinois, accusato di aver truccato le sue mappe.

La mossa dello Stato di New York

Qualcosa potrebbe muoversi anche nello Stato di New York. L'Empire State ha un meccanismo simile a quello della California, è quindi una commissione indipendente che modifica le mappe dopo ogni censimento. I deputati democratici dello Stato sono però passati al contrattacco presentando una legge che consente la redistribuzione dei distretti a metà del decennio, tra un censimento e l'altro. La governatrice dello Stato, Kathy Hochul ha candidamente ammesso che se il Texas procede, lo Stato di New York dovrà fare lo stesso. Difficile però che questo possa avvenire per il 2026. I tempi si dilaterebbero perché la modifica richiede un emendamento alla costituzione dello Stato che per essere approvato deve effettuare due passaggi parlamentari.

I rischi dell'Indiana

Un altro stato repubblicano che potrebbe aumentare i seggi per i repubblicani è l'Indiana, ma qui la situazione è più delicata. Il vicepresidente JD Vance ha fatto sapere di aver parlato con il governatore Mike Braun del tema facendo pressione per sistemare i distretti. Braun dovrebbe convocare una sessione speciale del Congresso locale per disegnare le mappe, ma ha fatto sapere di aspettarsi un "dibattito" coi parlamentari per capire quanto sia costituzionale l'eventuale modifica. La cautela è legata a due fattori. Il primo al fatto che rispetto ad altri Stato, in Indiana il governatore ha meno poteri e queste iniziative devono passare per i deputati statali, il secondo riguarda una serie di problemi legati al bilancio. Come per il Missouri, anche in questo caso il ridisegno potrebbe portare massimo a a un seggio dato che nello stato il rapporto è già di 7 repubblicani e 2 democratici.

Ohio, Florida e Kansas avanti piano

Qualcosa si muove anche in altri stati, ma più lentamente. È il caso dell'Ohio, ad esempio. Una legge dello Stato, governato dai repubblicani, prevede il ridisegno della mappa prima delle elezioni di metà mandato del 2026, ma i lavori per la ridefinizione dei distretti non sono ancora iniziati. Al momento il Gop esprime 10 deputati su 15 ma potrebbe recuperarne un altro paio.

Avanti piano anche la Florida. Il governatore Ron DeSantis ha dato il suo appoggio al ridisegno dei distretti e il presidente della Camera dello Stato, Daniel Perez, ha affermato che la Camera si occuperà della riorganizzazione dei distretti attraverso una commissione speciale, ma per il momento non sono chiare le tempistiche e nessuna sessione speciale del Congresso locale è stata annunciata.

In Kansas il presidente del Senato locale non ha escluso un intervento sui distretti. La super maggioranza repubblicana potrebbe farlo all'inizio dell'anno in tempo per la chiusura dei termini di presentazione delle candidature. Anche qui il guadagno sarebbe di un seggio, dato che dei quattro distretti congressuali disponibili, tre sono già in mano a deputati repubblicani.

Ron DeSantis
Il governatore della Florida Ron DeSantis

I dem puntano su Maryland e Wisconsin

Dal lato democratico qualche speranza, al momento, è riposta su Maryland e Wisconsin. Il leader della maggioranza dem alla Camera dell'Old Line State ha detto che sosterrà una legge sul ridisegno dei distretti, ma solo dopo quella del Texas.

Più complessa la situazione del Wisconsin. Qui il governatore democratico Tony Evers si è unito ai colleghi di altri stati nel condannare la mossa del Texas aprendo alla possibilità che nel suo stato avvenga una cosa simile, ma i repubblicani controllano l'Assemblea legislativa e quindi all'orizzonte si profila uno scontro. I deputati dem hanno presentato diverse istanze per chiedere una ridefinizione dei distretti prima delle elezioni di metà mandato, ma i lavori sono fermi. Lo scorso luglio sono stati presentati degli esposti dopo che la corte suprema dello stato, controllata dai progressisti, si è rifiutata di esaminare i ricorsi dei deputati.

Il caso dell'Illinois

Caso a parte un altro bastione democratico, l'Illinois. Lo Stato governato da JB Pritzker, uno dei democratici più vocali contro Trump, ha dato asilo ai deputati dem in fuga dal Texas e potrebbe partecipare alla partita. Il problema è che è rimasto molto poco da raccogliere. Nel 2021 i distretti sono stati rifatti come di consuetudine e al momento i demo controllano 14 seggi su 17 e recuperarne anche solo uno potrebbe essere molto complesso, se non impossibile.

Due distretti sono in aree profondamente repubblicane e molto lontane da zone urbane dove ci sono gli elettori democratici, parliamo di aree in cui Trump nel 2024 ha vinto con margini di oltre 40 punti. Il terzo distretto è appetibile, ma anche qui ci troviamo in una zona in cui il tycoon ha battuto Kamala Harris con 23 punti di scarto.

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