
Un episodio spiacevole ha scosso la tranquilla vacanza di una famiglia di Civita Castellana, in provincia di Viterbo, a Montesilvano, vicino Pescara. Una bambina di 13 anni, Emma, è stata fermata all’ingresso di un ristorante, il Lido Oriente, perché indossava una maglietta e un cappellino della Lazio. La richiesta, decisa e categorica, è stata: "Tu non entri con quel cappello e quella maglietta della Lazio. Te li devi togliere se vuoi entrare". Un divieto che ha scatenato un putiferio, tanto che la notizia ha rapidamente fatto il giro del web.
La famiglia, composta dalla mamma Tiziana, che lavora in un centro estetico, dal papà Carlo, artigiano, e dalla piccola Emma, erano in vacanza quando si è trovata al centro di questa vicenda. La mamma ha raccontato l’accaduto, sottolineando la gravità dell’episodio e la sofferenza vissuta dalla bambina: "È stato un brutto episodio, ma deve finire qui". Nonostante il momento difficile, la famiglia ha ricevuto un’ondata di solidarietà, soprattutto da parte dei tifosi della Lazio, che li hanno anche invitati a visitare la sede del club a Formello. Questo gesto ha aiutato Emma e i suoi genitori a superare rapidamente il disagio.
Le scuse e le minacce
Il ristorante dopo la diffusione del caso sui social, si è scusato pubblicamente. I titolari hanno riferito di aver subito minacce di morte a seguito della vicenda e hanno chiesto scusa alla bambina e alla sua famiglia, sottolineando di non aver voluto alimentare alcun clima di discriminazione.
L’invito ufficiale della Lazio
La storia ha raggiunto anche la squadra biancoceleste, che ha risposto prontamente attraverso i propri canali social. La Lazio ha rivolto un messaggio speciale a Emma, invitandola a nome del presidente Claudio Lotito visitare il centro sportivo di Formello, la “casa” del club. "Abbiamo letto la tua storia e ci ha colpito profondamente. Non riusciamo nemmeno a immaginare quanto sia stato brutto sentirsi dire di non poter entrare in un locale solo perché indossavi con orgoglio il cappellino e una maglietta con i colori della tua amata Lazio", si legge nel post. "Per questo, ti invitiamo a Formello, nel cuore della nostra casa, per stare insieme alla squadra, allo staff e a chi lavora ogni giorno per rendere speciale questa maglia. Sarai la benvenuta, perché chi ama la Lazio è parte integrante della nostra storia".
Un messaggio di inclusione e speranza
La vicenda di Emma ha acceso un dibattito sull’intolleranza e sul rispetto, soprattutto in un momento in cui il calcio e le sue tifoserie dovrebbero essere motivo di aggregazione e passione condivisa.
La risposta della Lazio rappresenta un segnale importante di inclusione, mentre la solidarietà dimostrata dalla tifoseria ha contribuito a trasformare un episodio negativo in un’occasione per rafforzare valori di rispetto e amicizia.