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"Case svalutate fino al 40%". L'allarme degli esperti sulla direttiva green

L'approvazione della direttiva case green preoccupa gli esperti del settore immobiliare. Per Spaziani Testa (Confedilizia), la norma è "irrealistica", mentre Oriana (Aspesi) evidenzia i rischi per le case più datate

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Lo scenario peggiore è stato scongiurato. Meno male. Ma la controversa direttiva Ue sulle case green è comunque diventata realtà: l’Europarlamento ha dato il via libera definitivo ai provvedimenti che mirano all’ottenimento di un parco immobiliare a emissioni zero entro il 2050. Dopo oltre due anni di trattative, i partiti del centrodestra italiano – contrari anche nella votazione odierna – avevano smantellato il testo originario nelle sue parti più divisive, riuscendo peraltro a far slittare il più possibile il traguardo della neutralità climatica imposta da Bruxelles. Il semaforo verde per gli ecodiktat si è comunque acceso e i primi a manifestare preoccupazione sono stati gli esperti del settore immobiliare.

In una nota, il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, ha ad esempio parlato di direttiva «migliorata ma irrealistica» nei suoi obiettivi finali, con particolare riferimento al nostro contesto. Su circa 12 milioni di edifici residenziali, l'Italia dovrà infatti intervenire su 5milioni di immobili ritenuti «energivori» in base ai nuovi parametri. L’operazione avrà costi importanti destinati a gravare sulle tasche dei cittadini: secondo alcune stime, ogni famiglia dovrà sborsare da 20 a 55 mila euro. Il fatto che il patrimonio immobiliare italico sia prevalentemente costituito da case di vecchia data, poi, non aiuta. «Questa è una problematica. L’Italia subirà un impatto ben maggiore rispetto ad altri Paesi quali la Danimarca, dove c’è un tessuto urbano differente», spiega al Giornale Federico Filippo Oriana, presidente nazionale dell’Aspesi (Associazione Nazionale tra le Società di Promozione e Sviluppo Immobiliare).

Ulteriori criticità riguardano il fatto che la folle corsa al green deprezzerà in modo significativo le abitazioni ritenute poco ecologiche, anche perché - osserva Oriana – «la ristrutturazione non porterà mai a un livello di efficientamento energetico pari a quello degli edifici nuovi». E l’eco-beffa è servita: «La svalutazione potrebbe essere tra il 30 e il 40 per cento», stima il presidente dell’Aspesi, ma la percentuale potrebbe anche aumentare sensibilmente. L’unica magra consolazione è che, con la prima versione della direttiva green, questo fenomeno sarebbe stato addirittura peggiore. «La proprietà immobiliare che per vari motivi non si riusciva a rinnovare non sarebbe stata più vendibile. Lo abbiamo evitato», annota Oriana, secondo il quale la transizione energetica è ormai inevitabile, ma va affrontata con realismo. Se assecondassimo le linee oltranziste del Green Deal caro alla sinistra europea, infatti, «dovremmo sostenere un costo pari al debito pubblico italiano e mancherebbero le risorse»

Per coniugare lavoro, ecologia ed economia – rimarca l’esperto - «bisognerebbe invece avviare un iter favorevole agli edifici nuovi in regime di rigenerazione urbana». In questo percorso a ostacoli non privo di contraddizioni, dal mondo immobiliare trapelano chiare aspettative rispetto alle prossime elezioni europee. «Speriamo che la nuova maggioranza dell’Europarlamento non esprima più un approccio ideologico. Finora la demagogia ha messo a rischio due settori, quello delle auto e quello edilizio, molto importanti per il nostro Paese», conclude Oriana.

Ok la tutela dell’ambiente, ma a una condizione: «Come Italia vogliamo sopravvivere».

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