Detto in francese

Mélenchon sognando una non-nazione multipla, ibrida e universale finisce con l'odiare la Francia, la sua storia e ora anche la sua lingua

Detto in francese
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C'è solo una sinistra più fanatica e antipatriottica di quella italiana. Ed è quella francese, sciovinista anche au contraire. La tentazione di essere più puri dei puri che poi sono i primi a sporcarsi - è irresistibile.

E così Jean-Luc Mélenchon, leader del partito di estrema sinistra «La Francia Indomita», ha proposto di trovare un modo diverso da «lingua francese» per descrivere il francese perché, secondo lui, non è francese. Meglio sarebbe chiamarla «lingua creola». Mélenchon, che peraltro è di Tangeri, ha spiegato non si può più chiamare «lingua francese» il francese perché ormai la parlano anche tanti non francesi e se la chiami «francese» sembra un atto di colonialismo da parte dei francesi sui non francesi.

Detto in francese, «A de faire foutre».

Le solite priorità della sinistra di oggi.

Poi dicono che il pericolo è il sovranismo della Le Pen. Invece Mélenchon - alfiere dell'Internazionale del meticciato, campione del neomarxismo multiculturale - sognando una non-nazione multipla, ibrida e universale finisce con l'odiare la Francia, la sua storia e ora anche la sua lingua. Vuole un Paese inclusivo e globalista. Se ne ritroverà uno arrabbiato e nazionalista.

Lo capiamo. Mélenchon, come Elly Schlein, cerca i voti degli immigrati. Ma presto, tanto, la lingua ufficiale in Francia sarà l'arabo.

Domanda: come si dice in creolo «L'imbécillité au pouvoir!»?

E non faremo la battuta che noi siamo per i dialetti. «Mélenchon? Mecojon...».

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