"Di chi siamo figli noi". Futuro e sfide dell'agroalimentare italiano

Il Made in Italy è un patrimonio da trasmettere e custodire: all'evento de Il Giornale e Moneta, le voci di chi preserva, difende e promuove il valore dell'agroalimentare tricolore

"Di chi siamo figli noi". Futuro e sfide dell'agroalimentare italiano
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L'eredità dei padri da consegnare al futuro. Il racconto di un patrimonio unico al mondo, quello italiano, che si declina in sapori, saperi e creatività. Il Made in Italy è forse una questione di dna: un valore millenario come quello custodito nel nostro Paese non lo si assimila per imitazione. Lo si riceve e lo si trasmette di generazione in generazione. Accade in molti settori e in patricolare in quello agroalimentare, nel quale ogni pietanza racconta una storia e ogni innovazione non può fare a meno della tradizione. Di questo parlano, sul palco dell'evento veronese organizzato da Il Giornale con Moneta, Luigi Scordamaglia (ad Filiera Italia), Raffaele Zingone (condirettore Generale di Banca Ifis) e Mariafrancesca Serra (presidente Coldiretti Donne Impresa), intervistati da Stefano Zurlo.

Scordamaglia apre il panel. "Questa nuova guerra rende la situazione ancora più complessa, ma questi eventi evidenziano come ci sia un forte tema di sovranità alimentare che ci riguarda in modo particolare, anche a seguito di alcune scelte sbagliate delle istituzioni Ue nel passato. Noi però siamo il modello di come l'innovazione va applicata senza snaturare i nostri modelli. L'Italia non sta andando troppo bene nell'esportazione, ma in un contesto così difficile l'agroalimentare ha registrato un +6 per cento. Quando parlo di sovranità alimentare intendo sovranità europea. La passata commissione Ue aveva tentato di smantellare un sistema produttivo, dall'automotive al cibo, oggi siamo in un momento critico ma se non impariamo dal passato non avremo futuro per un'Europa che non deve trasformarsi in un mercato passivo, sballotato tra altre aree del mondo".

Zingone di Banca Ifis sottolinea: "Sostenere che le realtà piccole sono meno incisive è un falso mito. Per noi l'agrifood è un settore nel quale continuare a investire, ci sono settori come lusso e meccanica al centro di una forte rivisitazione e invece l'agroimpresa è un comparto nel quale notiamo, attraverso la presenza di operatori finanziari e fondi di private equity, una forte apertura degli imprenditori e una spinta all'aggregazione con altri colleghi. Questo avviene quando dall'altra parte ci sono interlocutori attenti a questo mondo, anche i fondi si stanno abituando a orizzonti temporali più lunghi e hanno capito che l'imprenditore deve rimanere all'interno. Questa è una formula che garantisce continuità aziendale e scalabilità".

Serra di Coldiretti Donne Impresa si sofferma sul cambiamento in corso. La parola agricoltura - afferma - "non esprime più solo un settore produttivo, ma rappresenta l'anima del nostro Paese. Le donne sono protagoniste di questo cambiamento e di un'agricoltura che non dimentica la tradizione ma è aperta all'innovazione. Una azienda su quatto è gestita da donne, che spesso provengono da settori diverse e che portano le loro esperienze lavorative precedenti in questo ambito. Nell'agricoltura queste donne trovano spazio per esprimere la loro alta professionalità e riescono a trasformare le loro aziende con una crescita, aprendole a nuove attività collegate ad esempio al turismo. L'agricoltura mantiene vive le zone rurali, ogni euro speso in un'azienda gestita con multifunzionalità genera un valore tre volte superiore in tutta la comunità. Oggi l'agricoltura ha anche un ruolo sociale". E ancora: "Io sono una 'pastora', seguo il mio gregge attraverso un'app con il telefono, cerco di portare innovazione e sono immersa in questo mondo a 360 gradi. Per fare innovazione e usare la tecnologia ci serve però la banda larga, che in alcune zone non è ancora arrivata. E poi c'è spesso un tema di difficoltà di accesso al credito da parte delle donne".

Scordamaglia: "Dobbiamo costantemente innovare, usare la tecnologia e al contempo lasciare la terra sempre più fertile. I giovani sono una leva fondamentale, ma dobbiamo garantire loro un giusto guadagno. L'innovazione però non vuol dire stravolgimento. A livello globale c'è una sfida: varrà una dieta omologata che promuovono le grandi industrie della chimica o varrà la nostra unicità? Siamo un modello alimentare efficace e logevo che si propone al mondo e come Coldiretti e Filiera Italia siamo in prima linea per questo". Parola ancora a Zingone: "Nelle aziende che innovano c'è sempre un imprenditore che ha il coraggio di circondarsi di bravi manager. I tratti caratteristici sono imprenditori e manager giovani che portano in Italia le esperienze avute all'estero. L'Italia non deve essere un ostacolo, spesso c'è uno storytelling di questo tipo".

Conclude Scordamaglia: "L'agricoltura è un settore importante che però deve anche remunerare. Chi afferma che vengono regalate risorse pac agli agricoltori non capisce nulla, perché queste risorse consentono di produrre con i più elevati standard al mondo e che hanno un beneficio sul carrello della spesa. La politica agricola comunune punta a standard che ci fanno evolvere. La nuova commissione Ue sembra capire questi discorsi, in passato abbiamo avuto scelte ideologiche e politicizzate. In gioco c'è non solo un cibo sano per tutti, ma anche il rischio che l'Europa venga condannata all'ininfluenza".

Serra: "L'uomo e il capitale naturale sono un valore, non un ostacolo".

(in aggiornamento)

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