
Il caos alla Stazione di Milano? Poca roba. La devastazione della Galleria delle Carrozze? Bazzecole. La colpa? Della polizia. Questo è il riassunto di una lettera firmata da alcuni artisti all'indomani del 22 settembre, quando la principale stazione di Milano, la seconda in Italia per movimentazione di persone, è stata presa d'assalto da facinorosi che avevano l'obiettivo sfondare il cordone di polizia e arrivare ai treni. Il tutto con migliaia di persone che in quel momento dovevano partire o stavano arrivando a Milano. La distorsione dei fatti è evidente e il rischio è quello di creare una giustificazione morale per la violenza e per i violenti, che hanno rivendicato gli attacchi alla polizia. Ma chi l'ha firmato questa lettera? Tra gli altri c'è Zerocalcare, l'artista guru della sinistra, vicino al centro sociale Askatasuna di Torino.
"La violenza non è bloccare una stazione in un giorno di sciopero generale per provare a fermare il più grande genocidio di questo secolo, né l'insubordinazione ai silenzi complici di chi governa", si legge nella comunicazione, facendo riferimento proprio al 22 settembre di Milano. La politica, dicono, "parla di violenza e vandalismo per un paio di vetrate della stazione Centrale di Milano cadute durante scontri tra manifestanti e polizia. Scontri evitabili se chi governa e gestisce l'ordine pubblico sapesse fare il proprio lavoro e gestire la forza moltitudinaria che assediava la Centrale, mentre in altre città altre stazioni, porti e autostrade erano bloccati". Fare il proprio lavoro significa forse lasciar passare i manifestanti e mettere in pericolo i passeggeri? Chissà.
Le "vetrate cadute" sono quelle che sono state prese a sassate, sfondate a calci e con gli estintori lanciati dalla folla? È uno strano modo di descrivere un assalto che aveva l'obiettivo di caricare la polizia che in quel momento stava proteggendo i passeggeri al piano binari. Ma quella, per chi ha firmato la lettera, non è certo violenza. Ci mancherebbe, per loro la violenza è "stare in silenzio davanti al massacro di un popolo, violenza è portare in un carcere minorile chi ha manifestato, violenza è costruire una narrazione di comodo davanti a una massiva espressione di contrarietà alla guerra, all'occupazione coloniale e all'inazione del governo Meloni".
D'altronde, proseguono, "chi ha cercato di entrare in Centrale ha usato modalità muscolari per forzare il blocco di polizia, ma non ha seminato il panico come hanno fatto invece gli agenti che, a un certo punto, hanno sparato decine e decine di lacrimogeni, alcuni anche verso chi faceva foto dai balconi di via Vittor Pisani". In quella missiva c'è un ribaltamento totale della realtà, c'è la giustificazione dell'ingiustificabile violenza rivendicata da parte dei manifestanti che si trovava a Milano. Oltre 60 poliziotti refertati in pronto soccorso per "qualche vetrata caduta" non può essere una narrazione accettabile.
"Non c'è alcuna rivolta in atto, qui si tratta dei soliti imbecilli che giocano a fare la guerra senza un motivo", scrive il sindacato Italia Celere nella sua nota successiva al 22 settembre. Nel momento in cui si arriva a giustificare quanto visto a Milano, addossando colpe sulla polizia, forse è il caso che tutti si fermino per evitare di superare quel limite del non ritorno.