«Prerogativa delle famiglie è la scelta di come e quando iniziare a parlare dei temi che hanno a che fare con l'educazione al sentimento dei propri figli. Nelle scuole si deve insegnare il rispetto del prossimo e della vita in generale. Cosa che non ha a che fare con l'educazione sessuale. I nostri ragazzi hanno bisogno di modelli che sono sicuramente quelli della famiglia e della scuola ma quest'ultima non può e non deve sostituirsi alle famiglie. Ci devono essere protocolli stilati con l'aiuto delle associazioni che si occupano delle famiglie che hanno disagi educativi al proprio interno. Educare i bambini al rispetto dell'altro è molto diverso dall'inculcare la teoria gender o Lgbtq+. È fondamentale costruire un percorso condiviso con linee guida precise».
Sono le parole di Ylenja Lucaselli (Fratelli d'Italia), nel corso del Cnpr forum Scuola e famiglia: chi educa al sentimento?, promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca.
Secondo Rosaria Tassinari (Forza Italia) «spesso si registra molto pudore nel trattare questi temi, anche tra i giovani. Sono convinta che la famiglia sia rilevante ma deve collaborare con gli esperti del settore. Viviamo in un contesto dove i ragazzi entrano in contatto con queste tematiche sempre più precocemente attraverso i social. Devono essere per questo tutelati e l'unico modo per farlo è fare rete tra famiglie, scuola e l'ambiente sociale per educare e prevenire le violenze di genere. Bisogna altresì cercare di rispettare le tempistiche di crescita dei figli senza arrivare troppo presto e cercando il supporto degli esperti. L'importante è mantenere il ruolo centrale della famiglia. La scuola deve elaborare i temi e avvisare le famiglie per condividere i programmi perché queste ultime possano svolgere a pieno anche il ruolo di controllo che hanno. Infine, serve una formazione attenta per chi opera a livello scolastico. I nostri insegnanti sono tra i migliori in assoluto ma dobbiamo metterli nelle condizioni di non arrivare in modo improvvisato su questi temi delicati».
Una posizione diversa è quella di Ylenia Zambito (Partito Democratico) che ha rivendicato il valore della scuola come luogo educativo per eccellenza. «La famiglia resta il punto di riferimento primario ha dichiarato ma non può essere l'unico spazio di educazione. La scuola è il contesto in cui si formano non solo le conoscenze, ma anche la consapevolezza di sé e del rispetto dell'altro».
Zambito ha difeso con forza l'importanza di introdurre percorsi di educazione all'affettività e alla sessualità nelle scuole, «perché i ragazzi già oggi apprendono questi temi attraverso Internet, spesso in modo distorto». «Meglio che li imparino in classe, da professionisti competenti, piuttosto che dai siti pornografici», ha aggiunto, chiedendo che «il Ministero definisca standard nazionali e coinvolga esperti qualificati, basandosi sulle evidenze scientifiche e non su pregiudizi ideologici».
Gaetano Amato (Movimento 5 Stelle), ha rimarcato il ruolo insostituibile della scuola come presidio dello Stato: «L'educazione dei giovani spetta a persone qualificate, non al web. Le famiglie oggi ha affermato affrontano problemi concreti e non possono essere lasciate sole davanti a questioni educative così complesse. Serve una formazione strutturata, con programmi chiari e percorsi dedicati, perché oggi regna la confusione e mancano regole condivise».
Amato ha proposto di «estendere il tempo pieno nelle aree più fragili, dove la scuola diventa rifugio, ascolto e
riscatto», invitando a considerare l'istituto scolastico come «una famiglia allargata, non un'azienda. Questo governo sembra voler impedire ai giovani di pensare con la propria testa e di costruire un futuro libero e consapevole».