I piatti che conquistano il cuore (e il palato) di Papa Leone XIV

Morigeratezza e rispetto. Ecco cosa non manca mai sulla tavola di Papa Leone XIV.

I piatti che conquistano il cuore (e il palato) di Papa Leone XIV
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La fumata bianca di giovedì 8 maggio 2025 è destinata certamente ad essere ricordata a lungo. Dopo uno dei conclavi più brevi di sempre il collegio dei cardinali ha designato successore al soglio di Pietro il primo papa americano della storia. Leone XIV è infatti nato a Chicago negli Stati Uniti e la sua nomina è una novità per tutta la Chiesa e per tutti i fedeli cattolici del mondo. Nonostante il suo nome suoni come anglosassone, papa Robert Prevost è in realtà di origine italiana. Suo nonno Giovanni Prevosto era originario di Settimo Rottaro in provincia di Torino da cui emigrò verso la fine dell'800 negli Stati Uniti. Come molti emigrati italiani , adattò il proprio cognome al nuovo paese, americanizzandolo. Tolta la "o" finale divenne l'attuale Prevost che, curiosamente, in dialetto piemontese significa proprio "prete". Omen Nomen, il presagio è nel nome, come dicevano gli antichi.

Papa Leone nacque nel 1955 in quella Chicago dove la comunità di italo americani era tra le più numerose. Sulla tavola dei Prevost non mancavano mai le specialità e i sapori italiani insieme alle specialità preparate dalla mamma Mildred Martinez, di origini spagnole e creole della Louisiana, terra dalla variopinta tradizione gastronomica.
Pare che la mamma fosse così brava a cucinare da diventare famosa nel quartiere, tanto che la casa del futuro papa divenne spesso meta di sacerdoti della zona che erano più che felici di essere invitati a pranzo.

Un'altra "specialità" di Chicago era poi la pizza, amata dai Prevost, che nella capitale dell'Illinois è diventata un vero e proprio simbolo chiamata "Chicago Deep Dish Pizza", una variante di quella originaria arricchita di salame, formaggio e di alti bordi burroni. Per quanto da italo-americano papa Prevost sappia apprezzare la buona tavola, in qualità di monaco agostiniano le sue abitudini alimentari sono sempre state all'insegna della morigeratezza, senza eccessi, ingordigia e soprattutto senza sprechi. Come ha sempre voluto sottolineare, non bisogna mai avanzare nulla dal piatto, perché il cibo è un dono del Signore e sprecarlo è mancanza di rispetto per chi il piatto pieno non lo ha mai.

La sua vita spirituale ed ecclesiastica lo ha portato come missionario in Perù, dove si è dedicato alla cura dei più deboli e oppressi. Lo stato andino è diventato una seconda casa per il papa e lì si è innamorato della loro ricca cucina. Pare che nutra una predilezione per il ceviche, un piatto iconico della gastronomia peruviana composto da pesce crudo marinato nel succo di lime, accompagnato da cipolla rossa, peperoncino e coriandolo. Questo piatto non solo lo ha conquistato per la sua freschezza e semplicità, ma anche per la sua forte carica simbolica legata alla tradizione costiera e popolare del paese. Così come lo stufato andino, gustosissimo piatto le cui origini risalgono agli incas. Ma in tante occasioni, papa Leone si è accontentato di pannocchie arrostite e pane, condividendo con spirito cristiano quello che umili tavole contadine gli offrivano con gioia.

Perché ogni pasto è un'occasione per riflettere sulla gratitudine, la giustizia e la solidarietà.

Ora che è Pontefice sicuramente non cambierà abitudini anche se apprezzerà certamente tutte le eccellenze italiane che le suore delle cucine vaticane gli prepareranno. Sulla sua tavola non ci sarà mai spazio per l'opulenza ma solo sobrietà e tanto rispetto. Evviva papa Leone!

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