Pentagon pizza meter: l'insolito barometro dei segreti globali

Leggenda metropolitana o realtà? A detta di alcuni prima di crisi militari e geopolitiche gli ordini di pizza da asporto per il Pentagono aumentano vertiginosamente

Pentagon pizza meter: l'insolito barometro dei segreti globali

Tra le molte leggende metropolitane che affollano il sottobosco della cultura pop contemporanea, ce n’è una che riesce, con sorprendente efficacia, a fondere la leggerezza della satira con una riflessione seria sul funzionamento interno di certe strutture di potere: si tratta del curioso e misterioso Pentagon Pizza Meter.

Secondo questa bizzarra teoria, mai confermata ufficialmente, ma rilanciata da più fonti nel tempo, l’aumento anomalo degli ordini di pizza al Pentagono sarebbe un indicatore indiretto di operazioni militari segrete, decisioni di sicurezza nazionale o crisi internazionali in corso.

L’idea nasce da una semplice constatazione: nei momenti di emergenza o di operatività straordinaria, quando funzionari e ufficiali rimangono al lavoro per ore o notti intere, è inevitabile che si ordini da mangiare. E negli Stati Uniti, soprattutto nella zona di Washington D.C., quel cibo è quasi sempre la pizza.

Nel 2011, durante il famigerato raid contro Osama Bin Laden ad Abbottabad, numerosi articoli riportarono che alcuni gruppi della CIA e della sicurezza nazionale rimasero chiusi in sala operativa per ore, alimentati da caffè, snack e grandi quantitativi di pizza. Lo stesso Washington Post, nel reportage di Greg Miller, raccontò di una lunga notte alla Casa Bianca in cui il Presidente Obama, i vertici dell’intelligence e i responsabili dell’operazione si ritrovarono nella Situation Room, tra briefing e pizze consegnate in silenzio.

Negli anni successivi, l’idea del Pizza Meter prese corpo. Alcuni osservatori ironici iniziarono a notare che, poco prima di operazioni militari su vasta scala, si verificava spesso un aumento inusuale delle consegne di cibo verso il Pentagono e altre basi operative.

Il caso tornò d’attualità nel gennaio 2020, quando gli Stati Uniti, sotto l’amministrazione Trump, ordinarono l’eliminazione mirata del generale iraniano Qasem Soleimani a Baghdad. In quel caso, la decisione venne presa in un clima di assoluta segretezza. Ma secondo fonti anonime riportate da alcuni blog americani vicini a contractor del Maryland, la notte tra il 2 e il 3 gennaio fu segnata da una massiccia attività notturna nei pressi di Fort Belvoir e del Comando Centrale. Diverse pizzerie e take-away locali ricevettero ordini urgenti e in quantità superiori alla norma, con richieste specifiche per consegne rapide e notturne, apparentemente coordinate da enti federali. Nessun dato ufficiale lo ha mai confermato, ma per i sostenitori del “Pizza Meter”, quella fu l’ennesima prova che qualcosa di importante si stava muovendo dietro le quinte.

Non è tutto. Già nel 2003, alla vigilia dell’invasione dell’Iraq, furono registrati episodi simili da parte di alcune catene di ristorazione del nord della Virginia, con ordini notturni ingenti nei pressi di Langley e Arlington. Lo stesso accadde ancora prima nel 1991, secondo quanto riportato da veterani della prima Guerra del Golfo, quando “il momento di maggior frenesia operativa era preceduto dal profumo di mozzarella fusa nei corridoi del Pentagono”, come raccontò ironicamente un ex analista in una vecchia intervista al New Yorker.

La teoria del Pizza Meter è chiaramente condita da abbondante dose di fantasia. Nessuna strategia militare si basa su pizze ordinate su GrubHub. Tuttavia, essa rivela una verità più profonda: le grandi strutture di potere lasciano sempre tracce, e talvolta, i loro comportamenti più umani e ordinari, come il nutrirsi, diventano segnali interpretabili per chi sa osservare. Questo principio è alla base della cosiddetta “intelligence indiretta”, utilizzata da sempre anche nei servizi segreti: osservare le anomalie minime per intuire dinamiche più grandi.

Se i parcheggi si riempiono di notte, se aumenta il consumo elettrico, se il traffico dei rider esplode improvvisamente in una zona solitamente tranquilla, allora forse sta succedendo qualcosa. Alcuni utenti di Reddit hanno persino provato a creare bot automatici che tracciassero in tempo reale le consegne di cibo nei pressi del Pentagono e di altri centri sensibili. Nessuno di questi esperimenti ha prodotto risultati credibili, ma l’idea si è trasformata in meme, in folklore digitale, in racconto urbano.

La rivista Foreign Policy, in un articolo del 2013, citò con ironia il “Pizza Index” come strumento alternativo alla diplomazia. Anche The Onion, celebre testata satirica americana, ha più volte giocato sul tema con titoli come “Pentagon Declares Emergency after Anchovy Surge”.

Oggi, il Pentagon Pizza Meter è diventato una specie di “barometro del potere in salsa mozzarella”, un’icona postmoderna che unisce l’ansia per la sorveglianza globale con il bisogno di trovare tracce concrete in gesti ordinari. In fondo, l’idea che un evento geopolitico possa essere preannunciato da un ordine multiplo di pepperoni pizza è grottesca e comica, ma anche incredibilmente umana.

Dove c’è tensione, dove si prendono decisioni storiche, arriva sempre una pizza. Magari silenziosa, lasciata fuori dalla porta, con una mancia rapida e uno sguardo che dice: “stasera, nulla dev’essere fuori posto.” La pizza, in questi luoghi, è molto più che cibo. È carburante operativo, è la parentesi informale dentro l’ingranaggio della macchina bellica.

E così, nei prossimi anni, se mai vi capiterà di leggere notizie inquietanti su possibili escalation militari, provate ad informarvi se magari dieci fattorini sono entrati al Pentagono prima dell’alba…

Chissà se il Pizza Meter avrà ragione un’altra volta.

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