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L'Omelia militante a Natale: “Gesù Bambin@ è donna e profugo”

Dopo le polemiche, il parroco di Mercogliano usa il Natale per lanciare messaggi su preti donna, migranti e guerre

L'Omelia militante a Natale: “Gesù Bambin@ è donna e profugo”
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Il presepe diventa manifesto. È successo a Mercogliano, in provincia di Avellino, dove nella chiesa di Capocastello don Vitaliano Della Sala ha firmato l’ennesima rappresentazione destinata a far discutere. Nella grotta non c’è il tradizionale Gesù Bambino, ma “Gesù Bambin@”: una scelta simbolica che, attraverso l’uso della chiocciola – espediente grafico woke assimilato allo schwa – intende includere anche il genere femminile.

Non è un dettaglio casuale né un semplice esercizio linguistico. Durante l’omelia natalizia, poi rilanciata sui social, il sacerdote ha spiegato il senso dell’iniziativa con parole che intrecciano teologia, attualità e rivendicazioni sociali. “Quest’anno – ha riassunto sui suoi profili social - nasci anche donna, come quelle maltrattate, vendute, violentate. Ti incarni donna per indicare - a quei teologi che ancora dicono che siccome sei nato maschio, solo i maschi possono sentirsi chiamati al presbiterato - la strada che non discrimini più le donne che chiedono di poter essere preti; diventi uno di noi, un essere umano che, come te, Maria e Giuseppe, non trovano posto nell’alloggio che è il nostro Paese, l’Italia, e si arrangiano in una roulotte, mangiatoia del terzo millennio; nasci profugo come Te con Maria e Giuseppe, che foste migranti in Egitto”.

Ma attenzione: il messaggio non si ferma alla questione del sacerdozio femminile. Nel presepe ideologico di don Della Sala confluiscono guerre, migrazioni, povertà ed esclusione sociale: “Sei bambina e bambino di carne, perché sei i bambini e le bambine della Palestina e della Striscia di Gaza, dell’Ucraina e del Sud Sudan e sei tutti gli ultimi e diseredati della terra: sei senza casa, senza terra, senza lavoro, senza alimenti, senza salute, senza educazione, senza libertà, senza giustizia, senza indipendenza, senza democrazia, senza pace, senza patria, senza domani; sei il barbone, il drogato, l’extracomunitario, il diversamente abile, il malato di mente”.

Un Natale declinato in chiave militante, dove la tradizione religiosa viene piegata a una narrazione fortemente politica e identitaria.

Del resto, non è la prima volta che il parroco irpino finisce sotto i riflettori per iniziative fuori dagli schemi. In passato aveva già fatto discutere per una bandiera palestinese esposta sull’altare e, nel 2023, per un presepe che affiancava alla mangiatoia una coppia di due madri.

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