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"Migrare è un diritto". Ma il cardinale dimentica la lezione di Benedetto XVI

L'arcivescovo Zuppi a gamba tesa sul tema migranti: "Accoglienza unico messaggio possibile". Il problema però è più articolato. Anche Benedetto XVI parlò di diritto a "non emigrare", ma quella lezione appare oggi tradita

"Migrare è un diritto". Ma il cardinale dimentica la lezione di Benedetto XVI
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"L'accoglienza è l'unico messaggio possibile". Secondo il cardinale Matteo Zuppi non ci sono alternative: quello all'emigrazione dovrebbe essere un diritto garantito. Per tutti. In un'intervista rilasciata al Sir (Servizio informazione religiosa), l'arcivescovo di Bologna e presidente della Cei è intervenuto sul tema migranti proprio nei giorni in cui la questione è tornata drammaticamente d'attualità. Anche a livello politico. Con parole chiarissime, Sua Eminenza ha benedetto chi espatria per i più disparati motivi, criticando invece quanti muovono legittime perplessità rispetto alle conseguenze di certi flussi incontrollati.

Il diritto all'emigrazione

"Chi non ha casa, va accolto. Dobbiamo metterci sempre nei panni degli altri. Chi ha perduto tutto e deve scappare, deve trovare accoglienza. Non ci sono alternative", ha affermato il cardinal Zuppi. E ancora, ha spiegato che "quello all'emigrazione era un diritto garantito per tutti gli uomini, prima che sorgessero muri e nascessero paure. Tanto più per chi scappa da guerra, violenza o fame". Sua Eminenza ci consentirà però di obiettare che frontiere e regole per disciplinare i flussi migratori non sono certo una novità. Tutti gli Stati civili le posseggono, se non altro per garantire accessi controllati e prevedere piani di accoglienza efficaci.

In fondo è quel che l'Italia ha chiesto anche di recente all'Europa. "L'unica possibilità di ingresso deve essere data dalle quote di immigrazione legale che ogni Stato decide liberamente stabilire", aveva ribadito nei giorni scorsi il premier Meloni, appellandosi ai vertici delle istituzioni Ue per stroncare il traffico illegale di esseri umani. Nella sua intervista al Sir, Zuppi ha però anche bacchettato chi osserva con qualche comprensibile preoccupazione l'incessante approdo di disperati sul nostro territorio. "Mettere in contrapposizione questo con il nostro futuro, significa non volere il futuro. L'accoglienza apre al futuro, la chiusura fa perdere anche il presente", ha affermato il cardinale.

La lezione dimenticata dei grandi Papi

Ora, bisogna riconoscere alla Chiesa di impegnarsi in prima linea a favore dell'accoglienza (le parole dell'arcivescovo, in questo senso, sono coerenti con le apprezzabili azioni) ma è altresì necessario ricordare che uno Stato ha il dovere di regolamentare gli ingressi sul proprio territorio secondo i parametri che ritiene più opportuni. Non è certo questione di "cattivismo" ma di ospitalità responsabile e di integrazione assennata. Peraltro, proprio sul tema delle migrazioni, ci permettiamo di ricordare al cardinale alcuni illuminati insegnamenti proposti da due grandi Papi. Intellettualmente e spiritualmente parlando, due inarrivabili giganti: ci riferiamo a san Giovanni Paolo II e a Benedetto XVI.

Le parole di Ratzinger

Già nel 1998, il pontefice polacco spiegò al congresso mondiale delle migrazioni che "diritto primario dell'uomo è di vivere nella propria patria: diritto che però diventa effettivo solo se si tengono costantemente sotto controllo i fattori che spingono all’emigrazione". Oggi invece, chissà perché, quel pensiero appare tradito dal fatto che il problema non venga mai gestito a monte. Piuttosto ci si accontenta di una miope gestione delle sue conseguenze limitrofe. E nel 2013, proprio rifacendosi alle acute considerazioni del suo predecessore, anche Joseph Ratzinger aveva ammonito: "Nel contesto socio-politico attuale, prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra".

Diritti e doveri dei migranti

Un'analisi lucidissima e profetica, nella quale Benedetto XVI rifletteva anche sul fatto che - a certe condizioni - "migrare diventa allora un 'calvario' per la sopravvivenza, dove uomini e donne appaiono più vittime che autori e responsabili della loro vicenda migratoria". E ancora, spiegava l'indimenticato pontefice tedesco: "Il cammino di integrazione comprende diritti e doveri, attenzione e cura verso i migranti perché abbiano una vita decorosa, ma anche attenzione da parte dei migranti verso i valori che offre la società in cui si inseriscono".

Un approccio diverso rispetto a quello - un po' semplicistico - del diritto all'emigrazione "garantito per tutti" proposto invece da Zuppi.

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