
L'omicidio di Charlie Kirk ha sconvolto gli Stati Uniti ma la sua eco è arrivata fino all'Europa. Il suo assassinio il 10 settembre per mano di un soggetto che non condivideva le sue idee ha riacceso con forza il dibattito sulla crescente polarizzazione politica e sul rischio che la retorica dell'odio possa sfociare in violenza fisica. In Italia ci sono state numerose occasioni in cui è stato augurato a Giorgia Meloni, ma anche a Matteo Salvini e non solo, di fare la stessa fine. Questo è stato l'argomento principale dell'incontro che si è tenuto al Circolo Filologico di Milano dal titolo "Charlie: contro l’odio, per la libertà", promosso dal capo delegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento europeo, Carlo Fidanza, e dalla fondazione New Direction.
"Dedicare questo momento al riflettere sul valore della libertà necessita di non cedere mai al linguaggio dell’odio e della violenza. In tempi come questi è importante la testimonianza e la battaglia culturale per la libertà", ha dichiarato l'on. Carlo Fidanza in apertura, ricordando anche che il gruppo dell'Ecr, di cui Fratelli d'Italia è parte al Parlamento Europeo, un anno fa aveva proposto per il Premio Sakharov per la libertà di pensiero María Corina Machado, ex parlamentare venezuelana, oppositrice del regime di Maduro, che le alla fine le venne assegnato, e che proprio oggi l'ex parlamentare ha vinto il Nobel per la Pace.
Il ministro Alessandro Giuli è intervenuto con un videomessaggio, non potendo essere fisicamente presente in sala, e ha sottolineato che l'uccisione di Kirk è la testimonianza del "difficile clima che stiamo vivendo", perché "quando le persone smettono di parlare, dice Kirk, si scatena la violenza e la guerra civile". Giuli ha messo l'accento sul fatto che la "testimonianza di Kirk ricorda che le parole hanno un grande potere, la violenza si disinnesca tramite la parola". E che "una grande democrazia non deve avere paura del confronto, sulle parole, sulle idee e sulla vita". Il ministro Daniela Santanchè ha voluto ribadire che l'unica colpa avuta da Kirk era quella di avere "delle idee che non piacevano alla gente che piace, che non erano politicamente corrette e che andavano controcorrente in un mondo in cui non c’è tolleranza". Kirk, ha aggiunto Santanché, "Aveva delle idee così forti e radicate che sapeva rispondere tutti e toglieva la parola perché la contrastava con le risposte che erano la forza delle sue idee".
L'onorevole Nicola Procaccini, presidente della fondazione New Direction, ha voluto spiegare che questo momento per onorare Kirk "era necessario" e che dopo la sua morte ha imparato "quanto siano infami i suoi detrattori in Italia e non solo, cercando trasformalo in ciò che non era. Questa iniziativa serve a raccontare quello che era, un ragazzo conservatore innamorato della sua Patria, della famiglia e della fede, che sapeva quanto fosse importante l’impegno politico per difendere ciò che amava". Il direttore Daniele Capezzone ha voluto ribattere su un tema spesso poco affrontato, ossia che la morte di Kirk non è stato "un incidente, un evento imprevedibile, un’eventualità impensabile". Con la sua morte, ha aggiunto, "torna la macchina culturale, tornano gli intellettuali che con il cadavere ancora caldo dicono che d’altronde se l’era cercata. La destra avrà mille difetti ma questa roba qua non ce l’ha". E se c'è qualcosa che questa cosa ha insegnato, è che "i lupi sono scesi dalla montagna e ognuno riconosce chi per il quale l’interezza dell’avversario non è più un valore ma dev’essere abbattuto".
Gabriele Barberis ha voluto, invece, mettere l'accento sui parallelismi dei tempi moderni con i terribili anni Sessanta, "quelli cupi dell'omicidio politico in strada: con questo strumento è stato ucciso Charlie Kirk". Strumenti, ha aggiunto, "che pensavamo consegnati alla storia". E se l'aria che tira è questa, ha riflettuto rivolgendosi alla platea, "io sono preoccupato per tutte le persone per bene che sono riunite qua a parlare di Kirk: siete bersagli mobili anche voi". Giannino Della Frattina ha voluto contestualizzare il tutto nel contesto italiano, riportando un esempio lampante del clima nel nostro Paese: "Questa sera il nostro vicepremier Matteo Salvini rinuncia a fare un comizio a Livorno per evitare scontri di piazza. È una notizia di cronaca, una banalità, ma credo che sia una cosa importante e credo che a parti inverse se a un vicepremier del Partito Democratico fosse stato impedito di fare un comizio a Livorno o a Milano o in qualunque altro posto non sarebbe passata così liscia".
Anche Emanuele Boffo si è detto colpito del fatto che, quando Kirk era appena morto, "già era partita l’accusa per cui in fondo se lo era meritato. Non era un talebano, dialogava, apriva un confronto: hanno provato a trasformare quello che era un fatto evidente, l’uccisione di un 30enne che stava parlando, in una interpretazione". E Stefano Vecchi ha voluto lasciare una riflessione sul fatto che nel 2025 è "madornale" che nel 2025 "si debba parlare di difesa della parola. Vuol dire che qualcosa non funziona. Non siamo più difronte a un potere dittatoriale che impedisce la libertà di parola ma sta succedendo che c’è una interdizione molto pervasiva che non è pià individuabile in una figura, che finisce per bloccare i sistemi della comunicazione". Ed è forse la libertà il valore più importante dell'Occidente, la libertà di parola e di pensiero, la libertà di dire anche ciò che non piace senza rischiare di ricevere una pallottola sul collo, come è successo a Kirk. Sono stati tanti gli interventi che si sono succeduti al Circolo Filologico di Milano, un luogo di scambio e cultura.
Da Pietro Senaldi a Gianluigi Paragone, passando per Francesco Borgonovo, Giordano Bruno Guerri, Claudio Brachino, Gino Zavalani, Matteo Carnieletto e poi tanti in collegamento che non sono potuti essere a Milano ma hanno comunque voluto lasciare un proprio pensiero, una riflessione sulla morte non accettabile di un ragazzo di 31 anni per le sue idee.