Addio a Luigi Cucchi. Fu vicedirettore e direttore degli Speciali del Giornale

Luigi Cucchi ci ha lasciati all'improvviso all'età di 78 anni, sulla poltrona di casa dove era solito sedersi per schiacciare i suoi pisolini quotidiani

A destra, Luigi Cucchi; di fronte, Pierluigi Bonora; dietro, gli altri colleghi del Giornale
A destra, Luigi Cucchi; di fronte, Pierluigi Bonora; dietro, gli altri colleghi del Giornale
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Luigi Cucchi, già direttore dei Servizi speciali e, quindi, vicedirettore de “il Giornale”, ci ha lasciati. D’improvviso, sulla poltrona di casa dove era solito sedersi per schiacciare uno dei tanti pisolini quotidiani che lo hanno sempre caratterizzato: alla scrivania nel suo ufficio con tanto di acquario e tv sempre accesa, al ristorante, durante una conferenza stampa e, a volte, per quei pochi secondi fermo in auto al semaforo rosso.

Caro Luigi, te ne sei andato proprio come avresti voluto, in silenzio e d’improvviso, nel sonno. Sei stato un grande Maestro, ma prima di tutto un amico sincero, generoso e sempre disponibile. Uomo di pubbliche relazioni, hai dato l’anima per “il Giornale” che, per volere di Indro Montanelli, Gian Galeazzo Biazzi Vergani, Roberto Crespi e Amedeo Massari, aveva riservato alla tua redazione quasi tutto il primo piano dello storico palazzo di via Gaetano Negri, 4. La tua “Redazione servizi speciali” per anni ha sfornato pagine su pagine portando al quotidiano tanta linfa e non solo: hai creato le sezioni dedicate al Turismo, all’Agricoltura, alla Medicina, alla Scienza e ai Motori. Grazie a te, chi scrive e tanti colleghi si sono specializzati proprio su questi temi: Alberto, Roberto, il compianto Ignazio, Luca. E poi Enrico, Daniele, Agno, Benny, Antonio, Marcello e Irene. E poi le fedelissime Elisabetta, Carolina e Daniela in segreteria. Per una cosa o per l’altra tutti ti dobbiamo ringraziare.

Nei primi anni ’90 mi hai voluto ai Motori perché cercavi un giornalista che affrontasse con lo spirito da cronista, o non da tecnico, le problematiche del settore. E così è stato. Quanti i viaggi in auto insieme: io alla guida e tu al mio fianco a schiacciare il classico pisolino. Ma anche tanti i momenti di svago vissuti allegramente con le rispettive famiglie. E il 31 dicembre lo scambio di auguri al telefono.

Caro Luigi, non mi sembra vero: solo un anno fa, insieme ad altri “vecchi” colleghi anche della tipografia, avevamo fatto un pranzetto in un ristorante del Pavese. Con te, c’era la tua cara moglie Carla e il cagnolino Foxy. Pranzetto (per modo di dire) che ci eravamo ripromessi di ripetere…

Questa mattina, dal tuo amato figlio Mario Alberto la notizia che questa volta ti sei addormentato per sempre. “Come avresti voluto”.

Maestro e amico Luigi grazie,

grazie, grazie.

A Carla, Mario Alberto e ai tuoi nipoti un abbraccio forte. Mi (ci) mancherà il tuo vocione e il tuo abituale: “Okeeeey… “. Riposa in pace e salutaci tutti i grandi colleghi con i quali ora ti sei riunito.

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