"Non aver paura di sbagliare". Intervista a Sandro Boscaini (Masi agricola)

Le sfide, le opportunità e i traguardi di un settore d'eccellenza come quello vitivinicolo. Osvaldo De Paolini intervista uno dei più prestigiosi rappresentanti del comparto

"Non aver paura di sbagliare". Intervista a Sandro Boscaini (Masi agricola)
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Un dialogo autentico sul coraggio imprenditoriale, le sfide dell’eccellenza italiana nel mondo e l'importanza dell'innovazione senza perdere le radici. Un'occasione per ascoltare la voce di uno dei protagonisti del successo italiano nel settore vinicolo. All'evento sul Made in Italy organizzato dal nostro quotidiano a Verona, il vicedirettore de Il Giornale e direttore di Moneta, Osvaldo De Paolini, intervista Sandro Boscaini (Presidente Masi Agricola). Un momento di confronto e ispirazione per quanti credono nella forza delle idee e nella qualità italiana, espressa in questo caso in un calice di vino di qualità.

"Il vino è un ambasciatore dell'Italia", esordisce Boscaini. "Porta una carta d'identità e i valori del territorio, parla della storia e della cultura di tutte le regioni italiane, perché molti vini sono rappresentativi di specifiche aree. Pensate al Labrusco: da dove può venire un vino con quelle caratteristiche se non dalla pianura padana? E i vini siciliani? Richiamano qualcosa di misterioso ed evocano sentimenti forti", aggiunge. Sguardo poi all'innovazione, che nel comparto vitivinicono deve sempre unirsi alla tradizione. "Quando si parla di metodi ancestrali di produzione, questi non si possono mutare. Però con la tecnologia si può apportare un aggiornamento continuo. Si dice che la tradizione è un'innovazione ben riuscita: questo è il sistema in cui operiamo in questo settore. Abbiamo paura di sbagliare? Sì, perché il limite è labile, però bisogna lavorare con fiducia, onestà intellettuale, con studio e abnegazione. Oggi l'uomo asseconda il processo naturale, secondo un processo biologico e non chimico. Siamo esploratori, perché operiamo una continua ricerca e un'attenzione al prodotto per avere i crismi della contemporaneità ma seguendo la tradizione. L'Amarone è un vino moderno dal cuore antico", afferma il presidente di Masi Agricola.

Capitolo export. "Due rinascimenti, uno negli anni 60/70 quando il vino non era più un sostentamento per il badilante ma ha assunto una sua consistenza enogastronomica. Io sono stato uno dei promotori e dei pionieri di questo passaggio. L'altro cambiamento è stato nel periodo dell'allarme metanolo, che aveva messo a terra il vino italiano anche a livello internazionale. Lì c'è stato un momento decisivo: chi ci ha messo la faccia e ha garantito la bontà del proprio prodotto ha consentito al nostro vino di riacquisire fiducia. In quel momento è iniziato il riscatto. Il nostro vino è fatto da persone che con orgoglio rivendicano il loro lavoro".

Boscaini: "In Francia si guarda non solo al guadagno annuale sul vino, ma anche alla rivalutazione del capitale aziendale e del cespite. In Italia il sistema dovrebbe aggiornarsi di più e far capire che il valore in questo settore non è dato solo dai dividendi ma anche dal plusvalore della propria storia e delle proprie vigne". E ancora: "Dobbiamo avere la forza per presentare il nostro prodotto nel mondo. La prima volta che sono andato in Cina non ho trovato là importatori italiani. La Francia ha mandato studenti che hanno aperto la strada ai sommelier in Cina, Paese nel quale infatti abbiamo ancora margine per migliorare. Ci occorre coraggio".

De Paolini incalza Boscaini sul ruolo delle banche del territorio. "La banca del territorio ha dimensioni spesso ridotte, ma ne abbiamo bisogno perché è importante guardarsi in faccia. Sono un forte sostenitore del lavoro bancario".

Ci sarebbe bisogno - aggiunge - "di un capitale legato più a lungo termine, di fondi d'investimento che si impegnano nel Made in Italy a lungo termine". "Chi affronta l'ignoto va avanti, chi sta fermo non si evolve. Ma questo non è il caso del Made in Italy".

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