
Caro Vittorio, durante una trasmissione televisiva in maniera che definirei ingenua, visto il contesto da cui è scaturita, la conduttrice è incappata in un «Come si riconosce un gay?». Domanda che ha sollevato le solite polemiche di genere nonostante in studio ci fosse un gay dichiarato e intelligente come Alessandro Cecchi Paone. Non le scrivo però in merito allo specifico dell'essere gay ma nel più ampio «Come si riconosce uno normale?». Vista la crescita esponenziale di episodi anche violenti in cui il comportamento dei protagonisti lascia sempre più perplessi, non è proprio la normalità che sta scomparendo? Intendendo con l'essere normali date 100 situazioni nel quotidiano affrontarne almeno il 90% allo stesso modo. Si ha però l'impressione che questa percentuale si stia notevolmente abbassando come, appunto, la normalità. Non trova?
Mario Taliani
Caro Mario,
non mi scandalizzo affatto, come invece fanno i benpensanti che vivono di indignazione a comando, per la domanda della conduttrice: «Come si riconosce un gay?». La poveretta non ha insultato nessuno, non ha detto che l'omosessuale è anormale, non ha invocato leggi razziali contro i diversi. Ha semplicemente chiesto, peraltro ad un gay dichiarato e spavaldo come Cecchi Paone, se vi siano tratti esteriori o atteggiamenti che possano lasciar intendere l'orientamento sessuale di una persona. Una curiosità, non un atto di guerra.
Del resto, non serve essere Freud per ammettere che esistono omosessuali che ostentano maniere effemminate e caricaturali, altri invece sono virili fino all'esasperazione, tanto che neppure un segugio riuscirebbe a cogliere indizi sulla loro vita privata. Quindi la domanda della conduttrice non era poi campata in aria: era un interrogativo che tante persone comuni, uomini e donne, si pongono ogni giorno, magari a cena o davanti al caffè. Non ci vedo nulla di omofobo, bensì un sintomo di genuina curiosità.
Il problema è che viviamo in un'epoca in cui ogni parola deve passare dal filtro del politicamente corretto, altrimenti si rischia la gogna. La domanda «come si riconosce un gay?» viene trattata come se fosse un insulto, mentre nessuno si scandalizza se a scuola un ragazzino viene picchiato o se in piazza si tirano sassi alla polizia. La normalità che oggi manca è questa: si criminalizza una frase ingenua, mentre si normalizza la violenza se proviene dalla parte giusta, cioè la sinistra antagonista, i finti pacifisti filo-Hamas che devastano le città. Tu mi chiedi che cos'è la normalità. Te dico subito: un concetto scivoloso. Perché la normalità varia nel tempo e nello spazio. Un tempo era normale che le donne non votassero, oggi sarebbe un abominio. In Arabia Saudita è normale che non possano guidare, da noi se glielo proponi ti ridono in faccia. Ergo, normalità è un concetto relativo. E se vogliamo restringerlo alla sfera sessuale, io dico che il concetto di normalità non dovrebbe esistere. A letto ognuno fa quello che vuole, purché l'altro sia consenziente. Fine della discussione. Non vedo perché si debba stilare un codice penale dei comportamenti erotici: chi ama le donne ami le donne, chi ama gli uomini ami gli uomini, chi ama entrambe le categorie faccia pure, non è affar mio. L'unico limite è non nuocere a nessuno.
La verità è che oggi non abbiamo più un problema di omosessualità ma di conformismo ebete. Attori, cantanti, ballerini, politici, giornalisti devono dimostrare a ogni piè sospinto di essere inclusivi, progressisti, fluidi, altrimenti vengono marchiati come reazionari. Ma guardi caso, la stessa società che pretende di abolire il concetto di normale in campo sessuale, normalizza invece la barbarie, il degrado, la delinquenza. È normale vedere orde di teppisti devastare le stazioni in nome della Palestina. È normale che un immigrato clandestino che stupra venga subito giustificato perché traumatizzato. È normale che un giudice consideri attenuante la cocaina. Questa è la nuova normalità: il rovesciamento della logica, dove si scassa tutto in nome del progressismo e chi osa fare una domanda innocente diventa un mostro.
Io dico basta a questa farsa. Non cerchiamo la normalità in camera da letto: cerchiamola nella vita pubblica, nel rispetto delle leggi, nel senso civico, nella responsabilità personale. La normalità non è un orientamento sessuale, ma pagare le tasse, non sfasciare le città, non insultare le forze dell'ordine, non pretendere diritti senza rispettare i doveri.
La vera emergenza è questa, e se la conduttrice avesse chiesto «Come si riconosce un cittadino normale?» le avrei suggerito: quello che lavora, rispetta la legge e non pretende che lo Stato lo accudisca dalla culla alla bara. Sul resto, ognuno in camera da letto faccia ciò che gli pare, purché non rompa le palle agli altri.